CAIVANO – Son passati tre giorni dalla notizia che informava lettori e telespettatori del provvedimento ad opera della Procura della Repubblica Napoli Nord che sequestrava in maniera preventiva 254 appartamenti del Parco Verde dando un ultimatum a 419 dichiarati occupanti abusivi, consistente in 30 giorni perentori per lasciare le abitazioni ritenute occupate abusivamente.
Senza dubbio l’atto più eclatante che dimostra la presenza dello Stato, la voglia di impiantare in seduta stabile il sentitmento di legalità che si è potuto registrare sul territorio caivanese dalla visita della Premier Giorgia Meloni ad oggi.
La visita della Premier con conseguenti blitz atti a ristabilire la normalità nella piazza di spaccio più grande d’Europa è stato da sempre un merito attribuito alla richiesta d’aiuto espressa dal prete Patriciello e a più riprese da lui rivendicato.
Non si riesce a capire il perché, il provvedimento che nessun Amministrazione a Caivano, salvo qualche timido tentativo di censimento fatto da quella capeggiata da Simone Monopoli – forse l’atto che gli è costato la ritorsione dello sciogliemento ad opera di qualche consigliere che ancora tende a intrattenere rapporti con i capoclan del Rione – ha avuto il coraggio di emanare e attuare, oggi non venga rivendicato da chi, oggettivamente e legittimamente, debba vantarsi di tale merito.
Perché padre Patriciello, dopo aver acceso i riflettori, in maniera giusta ed encomiabile, sui problemi atavici del territorio, abbandonando finalmente procurati allarmi inutili su fantomatiche buche scavate per sotterrare chissà cosa, oggi, difende la posizione di alcuni occupanti abusivi che seppur volenterosi e ambiziosi di regolarizzare il proprio status di abusivo, erano fin troppo consapevoli, non solo di aver commesso reato ma anche di scendere a compromessi con i vari personaggi politici che durante gli anni, entravano in quelle stesse case a chiedere consensi?
Troppo comodo per il prete tirare in ballo la politica. E lo fa anche in una maniera piuttosto pericolosa, addirittura considerandola più pericolosa della camorra, quando durante un suo “comizio” tenuto all’interno della propria parrocchia afferma: “Finché la camorra è una cosa che sta al di fuori della politica, la camorra non è troppo pericolosa, quando si intrufola all’interno della politica diventa veramente pericolosa”. Tale dichiarazione, detta da un prete sottoscorta perché ritenuto personaggio antimafia, stride non poco. In un tentativo, anche maldestro, di svicolare la propria posizione in merito e distogliere l’attenzione dalle sue, encomiabili, responsabilità poi, il prete fa confusione tra i politici, funzionari e camorristi attualmente detenuti per il Sistema delle estorsioni con l’attuale situazione del Parco Verde che esula dagli arresti di Ottobre scorso.
Ma perché il prete Patriciello tenta di sminuire la pericolosità della camorra che quando non ingerisce gli affari pubblici costruisce le proprie ricchezze con la vendita di morte attraverso il narcotraffico, il controllo della prostituzione e le estorsioni? Perché Patriciello tenta di scaricare la colpa sulla politica e le passate amministrazioni che, inspiegabilmente, hanno concesso l’occupazione legittimandola con il rilascio dei certificati di residenza? Come le due cose (camorra e politica), secondo l’immaginario collettivo del prete, non fossero collegate in un rapporto vessatore-vittima.
Perché il prete Patriciello tiene così tanto a comunicare il luogo e il nome del magistrato laddove qualcuno decidesse di voler protestare? Perché il pastore delle anime parcoverdiane nelle sue lettere aperte pubblicate sulla testata giornalistica ecclesiastica ha omesso di informare chi non conosce bene la realtà di quell’addensamento di povertà che tra gli abusi, i maggiori contestati, sono quelle abitazioni sorte dalla sera alla mattina all’interno di sale condominiali, porticati, locali commerciali, stenditoi e attici condominiali? Ma soprattutto, perché il prete Patriciello, oramai unico interlocutore politico della cittadinanza caivanese con un potere mediatico secondo solo a quello della Premier e del Papa, rivendicando il merito di tale provvedimento, non ha cercato di far capire ai propri fedelissimi che per un bisogno superiore di ristabilire legalità su un territorio abbandonato per troppo tempo dalle istituzioni, tale atto è utile se non addirittura necessario, aiutando i propri parrocchiani non a ribellarsi contro un nemico astratto – modus operandi simile ai tempi di quando fomentava le mammine coraggio della Terra dei Fuochi a ribellarsi contro fantomatiche aziende del nord che sversavano i rifiuti qui al meridione – scaricando responsabilità a malapolitica e Procura, ma aiutandoli magari a cercare fondi utili, sfruttando le proprie conoscenze e potere, attraverso filantropia e mecenatismo, a trovare una sistemazione dignitosa a queste persone che da anni, hanno vissuto in maniera precaria ai limiti dell’invivibilità? Interrogativi che, come sempre, resteranno inevasi.