Anche aziende campane nel mirino della Procura di Caltanissetta, che nell’ambito di un’ampia indagine ha sottoposto a sequestro beni per un totale di circa 760mila euro ritenuti provento di una serie di reati tributari e violazioni alla disciplina giuslavoristica. La presunta struttura organizzativa presente su tutto il territorio nazionale, oltre alle specifiche violazioni tributarie, utilizzando lo strumento negoziale del contratto di appalto di servizi stipulato con le imprese committenti avrebbe dissimulato una illecita intermediazione di manodopera, non assumendo su di sé alcun rischio di impresa e al contempo assolvendo gli oneri tributari connessi al rapporto di lavoro tramite l’indebita opposizione in compensazione allo Stato di crediti inesistenti. Intanto le imprese committenti, dalla operazione suddetta, presumibilmente traevano il vantaggio economico di eludere l’assolvimento degli oneri tributari connessi al rapporto di lavoro.
Insomma l’ipotesi degli inquirenti è che esistesse una complessa e strutturata organizzazione operante sull’intero territorio nazionale e connessa con realtà imprenditoriali locali tramite rappresentanti di zona, i quali, agendo in nome e per conto della ditta appaltatrice, si occupavano della conclusione del contratto di lavoro con i singoli lavoratori – per come risulta dal contenuto delle dichiarazioni da questi ultimi rese – nonché della gestione della successiva fase amministrativa del rapporto di lavoro. La guardia di finanza, in esecuzione delle ordinanze del Tribunale del Riesame, ha quindi sottoposto a sequestro i conti correnti e alcuni beni immobili facenti capo alle imprese in oggetto o ai loro rappresentanti legali o di fatto, fino al raggiungimento dell’importo di 760mila euro, corrispondente al presunto illecito arricchimento. Il Tribunale ha inoltre disposto l’applicazione di 19 misure cautelari personali, tra cui il divieto di esercitare l’attività di impresa o l’attività professionale e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, sospendendone l’efficacia sino alla definitività delle relative decisioni (e cioè, in mancanza di ricorso per Cassazione da parte degli interessati o di provvedimento della Cassazione stessa di rigetto dei detti eventuali ricorsi).