ROMA – Troppi decreti rischiano di ingolfare il governo, più nello specifico il Senato, da qui a fine anno. Ma il dato allarmante viene da lontano. Purtroppo il modus operandi della decretazione d’urgenza che annulla di fatto il Parlamento della sua funzione vitale si aggrava e si accentua sotto la guida Giallorossa col governo Conte. Gli stessi parlamentari che oggi accusano la Premier Meloni di aver alzato il tiro e di essere l’artefice di aver presentato la media di 3 decreti e mezzo al mese durante il suo primo anno di mandato arrivando al punto di aver collezionato finora la bellezza di 44 decreti snaturando così la funzione di Repubblica Presidenziale facendola somigliare sempre più a un’autocrazia.
I decreti che rischiano di saltare ne sono sette, tra cui anche il Decreto Caivano che oltre alla riqualificazione del Centro Delphinia e del territorio caivanese prevede anche nuove norme che inaspriscono le pene per i minori e chi effettua stese sui territori, Tra i sette decreti rientrano anche quelli sull’immigrazione, il Decreto Sud che contiene le norme che stabiliscono l’intrattenimento degli immigrati nei Crp fino a 18 mesi e la costruzione di nuove strutture di detenzione e l’ultimo varato Lunedì scorso che prevede un pacchetto di misure economiche e fiscali che vanno dall’edilizia universitaria al trasporto pubblico locale.
A rendere difficile la conversione in legge di tali decreti è l’imminente discussione che si dovrà affrontare nella sessione Bilancio. I più informati parlano di coperta corta e di mancanza di copertura per i decreti di cui sopra.
Nella maggioranza è già scattato l’allarme, per due motivi, il primo è che si devono garantire le presenze dei Senatori nelle varie Commissioni ma anche in aula, dato che le conversioni devono essere votate a colpo di fiducia e il secondo è proprio l’abuso che si è fatto della decretazione d’urgenza e della richiesta continua della fiducia. Quest’ultimo motivo rende la tenuta del governo più instabile e molto più ricattabile.
Tanto è vero che da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che artatamente i Senatori di maggioranza stiano rallentando i lavori in Commissione perché da un lato la maggior parte di essi non ha gradito la scelta autoritaria di Giorgia Meloni di decretare alcuni provvedimenti come quello Caivano che richiede parecchio dispendio di energie e di fondi e dall’altro lato hanno ben compreso che la Premier, pur consapevole della mancanza di coperture, voglia mantenere questo trend propagandistico su Caivano, almeno fino alle elezioni europee.
Il suo scopo è quello di guadagnare consensi tra le popolazioni scontente della modifica al Reddito di Cittadinanza, i quali consentirebbero a Fratelli d’Italia di allungare il divario con gli altri partiti alleati per poter continuare a fare la parte del leone in maggioranza. Ma i partiti alleati non intendono accelerare i lavori nelle varie commissioni, inviando un messaggio chiaro alla Premier in vista delle imminenti scadenze – Il termine ultimo della conversione in Legge del Decreto Caivano è fissato al 15 Novembre – almeno fino al compimento delle proprie richieste.
La Lega non intende retrocedere sull’Autonomia Differenziata e spinge affinché quest’ultima venga attuata, così come Forza Italia che da tempo chiede l’attuazione delle nuove Province senza vedere neanche lo stralcio della partenza dell’iter procedurale che vada in questo senso.
Quindi non è detto che alla fine tutto quanto dichiarato venga attuato e se malauguratamente il Decreto Caivano dovesse saltare sarà un bel problema per l’attuale governo. Uno smacco che sarà ricordato nei secoli e che relegherà la comunità caivanese per sempre negli ultimi posti della classifica di vivibilità.