Nelle idee del boss Vincenzo Di Lauro, il brand ‘Corleone’ doveva essere un marchio venduto in tutta Europa, sfruttando la presenza di personaggi del mondo dello spettacolo come Tony Colombo e della moglie Tina Rispoli.
In particolare, la partnership tra i due risale al 2016, quando speravano di lanciare il marchio nel mondo della moda, tramite l’immagine di Colombo e i negozi di Di Lauro per iniziare a distribuirlo. Pertanto, il boss finanziava con assegni anche la produzione dei capi d’abbigliamento, e insieme al cantante decideva anche le stampe da apporre sui singoli pezzi.
Inoltre, Di Lauro avrebbe profuso impegno nel lancio di un altro marchio, la bevanda energetica ‘9mm’, avente la forma di un proiettile. Stando alle intercettazioni, la prima ad essere esaltata per le sue capacità imprenditoriali è Tina Rispoli, definita come “una donna che comanda gli uomini”, ritenendola capace di raddoppiare i suoi profitti tramite investimenti.
Infatti, sarebbe sempre la Rispoli a essere dietro a Tony Colombo, utilizzato per ripulire i soldi del clan attraverso la sua immagine e la sua attività. Invece, Vincenzo Di Lauro viene definito come un uomo con le palle, a cui viene riconosciuta la grande capacità imprenditoriale, come dimostrano la creazione della bevanda energetica e la sua volontà di elevarsi a imprenditore.
Come detto, l’attività pubblicitaria del marchio si avvaleva di varie strategie, come sfruttare l’immagine di personaggi famosi tra cui Lele Mora e lo speaker di Radio Kiss Kiss Luca Sepe, entrambi estranei all’inchiesta e più volte ospiti del negozio come clienti vip.
Infine, in altre conversazioni tra Tony Colombo e Vincenzo Di Lauro si parla anche di una stamperia non identificata di Palma Campania, a cui doveva finire un assegno da 3500 euro più Iva per il pagamento della merce.