Lo stupro ai danni delle due cuginette di Caivano ha monopolizzato l’attenzione dei media nelle ultime settimane, con il conseguente e recente arresto dei nove ragazzi indagati della violenza.
Ecco quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare per due dei nove indagati:
“Si sottoponevano a rapporti sessuali con spirito di rassegnazione e totale sottomissione, per timore delle conseguenze. Alla presenza di altri membri del suo gruppo, aveva spinto a terra le cugine pretendendo prestazioni sessuali e minacciandole che avrebbe diffuso i video fatti”.
Secondo gli inquirenti, la storia sarebbe iniziata con un contatto social tra uno di questi ragazzi e la più piccola delle due cugine, di 10 anni. Ecco quanto detto dalla giovane ai Pm:
“Speravo potesse nascere una relazione”. A quel punto però, egli le chiese di fare sesso con lui, e la ragazzina ha spiegato: “Ero troppo piccola per quelle cose”.
Poi, dopo due giorni si sarebbero rivisti in villa, insieme alla cugina di 12 anni. Lo stesso ragazzo l’avrebbe minacciata di picchiarla se non l’avesse seguito. Le avrebbero trascinate entrambe nel capannone, costringendole ad avere rapporti sessuali, oltre ai sassi lanciati contro le due e dei telefonini sequestrati e riconsegnati solo dopo gli stupri.
Purtroppo, gli stupri di gruppo sono poi proseguiti per settimane, non solo al capannone ma anche la villa, ma anche in prossimità del campetto di calcio di via Cappuccini e dell’ex isola ecologica di via Necropoli.
Ecco il racconto shock della più grande delle vittime:
“…io cercavo di togliermi, lui mi diceva ‘statti zitta’. Io continuavo perché avevo paura, c’erano tutti i suoi amici e di solito avevano le cazzottiere nei marsupi. Avevo paura le usassero contro di me e mia cugina”.
Pertanto, i primi a raccogliere informazioni sulle violenze sono stati il padre della dodicenne e la madre della più piccola. Oggi, le due ragazzine sono in regime di sicurezza lontane da Caivano, anche se si sta programmando il loro rientro casa dalle proprie famiglie.