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Sanità. Infermiera uccisa a Roma, dolore e sdegno per l’ennesimo omicidio brutale e inspiegabile

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«Una infermiera, una di noi, ma soprattutto una donna, una madre che è stata barbaramente uccisa, come accade troppo spesso in Italia, dove il femminicidio rappresenta una vera e propria piaga sociale, un male da estirpare alla radice che nasce anche da e soprattutto da una profonda mala cultura contro cui tutti noi abbiamo il dovere di combattere. Oggi non ha senso parlare di questioni legate alla sanità, alle legittime aspirazioni degli operatori sanitari e alle battaglie sindacali che ci vedono da sempre in prima linea. Oggi siamo affranti e addolorati perché ancora una volta è stato commesso un omicidio di cui tutti, in qualche modo, dobbiamo sentire il peso.

Rossella Nappini era prima di tutto una operatrice sanitaria, per questa ragione difendeva e tutelava la salute dei pazienti, dei malati, naturalmente anche delle donne come lei: leggiamo dalle cronache che era attiva nelle battaglie sindacali, e non conta di certo la sigla per la quale era iscritta, e apprendiamo, oltre tutto, che era impegnata anche in campagne anti violenza. Una mano brutale, che le ha inferto colpi su colpi, le ha tolto la possibilità di continuare a essere madre e infermiera ed è per questo che, come sindacato delle professioni sanitarie, ma soprattutto come organismo da sempre vicino alla difesa e alla tutela delle donne, sentiamo di dover esprimere il nostro dolore, il nostro cordoglio per quanto accaduto». Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Dal primo gennaio al 23 luglio 2023 sono stati registrati in Italia ben 184 omicidi, con 65 vittime donne, di cui 52 uccise in ambito familiare o affettivo. Si tratta di dati davvero allarmanti, che si uniscono a quelli amaramente legati alle aggressioni subite, sul campo, nelle corsie degli ospedali, dalle nostre infermiere, che rappresentano oltre il 79% delle violenze subite dagli operatori sanitari.

In ambito lavorativo la donna, e non solo nel settore della sanità, diventa un soggetto a rischio anche per le minacce, le violenze psicologiche e gli abusi a sfondo sessuale che subisce, ma è nel privato che è naturalmente oggi sempre più sola, spesso sempre più isolata, intenta a proteggere la prole, magari separata da un marito e un compagno violento che la tormenta, oppure come in questo caso, come nel caso di Rossella, convivente con genitori anziani, inermi e indifesi come lei, di cui torna a prendersi cura dopo aver messo fine ad una relazione.

Donne come Rossella erano e sono un esempio: si prendeva cura dei pazienti, lottava per i diritti suoi e dei suoi colleghi, era l’angelo custode dei figli e dell’anziana madre. Il nostro pensiero va alla famiglia, ma soprattutto le nostre doverose riflessioni riguardano l’impegno che tutti, nessuno escluso, dobbiamo assumerci nei confronti delle nostre donne. Non lasciamole sole», conclude De Palma.

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