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AFRAGOLA. Gaffe del Consigliere Gennaro Giustino. Giu le mani della politica dal caso Trimarchi

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AFRAGOLA – La politica non strumentalizzi una tragedia che lascia ancora strascichi sui social da parte di soloni improvvisati che tra un caffè e un aperitivo, stando seduti fuori ad un bar, emettono sentenze, ignari delle abitudini dei protagonisti e dei fatti della vicenda.

Si è letto tanto e ci si è indignati abbastanza. La morte del povero Paolo Trimarchi ha dato la stura ad un’orda di barbari di puntare il dito contro il titolare della vineria sotto casa sua solo perché menzionato nel post di addio della vittima e ripreso con tanto di accuse dalla figlia e dalla moglie del suicida.

La vicenda è molto più complicata da come la vuole sintetizzare chi ha tutto l’interesse a far chiudere la vineria del Corso Garibaldi. I motivi del suicidio, così come dichiarato anche dal povero Paolo Trimarchi nel suo lungo post di addio, vanno oltre le scaramucce col suo vicino esercente e l’anamnesi va ricercata anche e soprattutto altrove.

Il titolare dell’enoteca per anni ha già dovuto sopportare, così come anche il povero Trimarchi – dato che la lotta era scaturita da diversi e legittimi punti di vista – una vita basata su denunce, controlli e deposizioni. Inoltre all’indomani del tragico evento all’esercente è rimasto anche l’obbligo di difendersi dal livore scatenato a mezzo social da chi superficialmente si è limitato a conoscere una sola versione dei fatti.

Ma la politica no! I soggetti politici sul territorio hanno il dovere di conoscere la storia in maniera ampia e sotto tutti gli aspetti e non devono, nella maniera più assoluta, in nome di un gioco delle parti – che oramai, a queste latitudini, dato il vuotismo dei contenuti, ha letteralmente stufato – strumentalizzare un caso del genere e giocare sulla pelle di chi è rimasto qui a risolvere i propri problemi giudiziari.

È il caso del post appena pubblicato a mezzo social del Consigliere Gennaro Giustino (leggi qui) che riferendosi al leight motiv, impazzato tra le strade e i social del territorio, che vuole il povero Paolo Trimarchi vittima suicida per uno spritz, pur di attaccare la parte politica avversa, crea un mappasone ideologico basato sulla mancanza di un regolamento che determini la gestione della movida sul territorio. Ancora strumentalizzazioni della movida. Questa volta però per un bene meno etico e più superficiale.

Il dato di fatto che si tratta di una mera strumentalizzazione politica viene determinato dal fatto che il Consiglieri Giustino non disdegna di fare riferimento al dehors chiuso in Piazza Gianturco, guarda caso, ad un’attività che espleta lo stesso tipo di servizio dell’enoteca “incriminata”. Implorando ancora altri controlli e auspicando perfino la chiusura, così come accaduto per il dehors, dell’enoteca di Corso Garibaldi, dimenticando od omettendo che le pratiche per la concessione di tale gazebo erano risultate fallaci ma siccome redatte da un tecnico, tutt’ora consigliere comunale ma all’epoca dei fatti anche amministratore della città, fu concessa l’autorizzazione seppur illegittima.

In questo caso non ci troviamo davanti ad una strumentalizzazione o peggio ancora ad una forzatura politica. La questione non è la stessa caro Consigliere Giustino, e siccome ci è scappato anche un morto che aggrava la delicatezza del tema, sarebbe utile lasciar fuori giochini o rivendicazioni politiche di parte.

Se poi, alla fine, vogliamo lasciare intendere ai più attenti cittadini che per aprire un’attività commerciale ed essere lasciati in pace o per combattere la concorenza, bisogna “affiliarsi” alla parte politica giusta, allora in questo caso i soggetti politici devono parlare chiaro. Per il resto sarebbe necessario lasciare che i processi maturino in maniera fisiologica e la verità sarà proferita dall’unico soggetto autorevole a farlo. La magistratura.

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