Testa bassa e pedalare. Questo il diktat di Rudi Garcia dopo la disfatta con la Lazio, che ha messo in evidenza tutte le lacune di una squadra, quella partenopea, mai così in difficoltà come nella partita di ieri sera al Maradona contro l’ex Maurizio Sarri.
Primo tempo a due volti, con gli azzurri bravi a mettere pressione alla Lazio sin dalle prime battute, approfittando di una condizione mentale favorevole rispetto ai rivali, reduci da due sconfitte consecutive.
Tuttavia, i biancocelesti escono fuori alla distanza, entrando prepotentemente nel match con una magia di Luis Alberto, che beffa di tacco l’incolpevole Meret su invito di Felipe Anderson. Già, Felipe Anderson, vera e propria spina nel fianco per la difesa azzurra, capace di far impazzire la retroguardia avversaria con la sua velocità e i suoi dribbling, figli di una condizione atletica straripante.
Infatti, dopo il momentaneo pareggio di Zielinski, favorito da una deviazione fortuita di Romagnoli che beffa Provedel, gli ospiti mettono la freccia nella ripresa con il primo gol italiano di Kamada, che sfrutta una grande azione sull’out di destra del solito Anderson e il geniale velo di Luis Alberto, per insaccare il 2 a 1 con un sinistro chirurgico.
Di lì in poi è un monologo biancoceleste, che controllano senza affanni la partita, colpendo per altre due volte con Zaccagni e Guendouzi, gol entrambi annullati per fuorigioco. Napoli mai più pericoloso e con una difesa totalmente in balìa delle ripartenze laziali, che sente la mancanza di un leader come Kim e attende l’esordio del suo erede Natan, ad oggi ancora un oggetto misterioso.
Per fortuna, Garcia e il suo staff avranno tempo e modo per analizzare questa sconfitta, visto che ci sarà la sosta per le nazionali, che darà il tempo di riordinare le idee e ritornare con rinnovato entusiasmo.