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Italia, Luciano Spalletti si presenta: “Emozione indescrivibile, dobbiamo far rinascere il sogno della nazionale nei bambini”

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E’ un Luciano Spalletti disteso e sorridente, quello che ha risposto alle domande dei giornalisti durante la sua presentazione ufficiale come CT dell’Italia, presso la sala stampa di Coverciano. Ecco le sue dichiarazioni:

“Sono stati giorni intensi, dovevano darmi tutti quegli elementi per poter sviluppare bene il mio lavoro e la mia professione. Ho trascorso molto tempo a Coverciano, qui è l’Università del calcio. Ho imparato tantissime cose che ho riportato nel mio lavoro. Essere qui alla mia presentazione da CT è un’emozione indescrivibile, un sogno che parte da lontano. Avevo 11 anni al Mondiale di Messico ’70, andai a chiedere a mia mamma di farmi una bandiera dell’Italia per festeggiare il 4-3 contro la Germania. Adesso, questa bandiera dell’Italia la riporterò in campo quando andrò in panchina. Dobbiamo sperare di far rinascere il sogno di quella bandiera in tutti i bambini che guardano la Nazionale italiana”. 

NAPOLI: “Io mi rifletto nella felicità altrui. Non riesco ad essere felice, se non vedo felice la gente attorno a me. Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità. Chi vestirà la maglia della Nazionale dev’essere felice, attraverso questa felicità si riuscirà a dare il meglio. Sono stato felice dalla prima telefonata che ho ricevuto. Napoli è stata un’esperienza bellissima, qualcosa di travolgente. Clausola? Non retrocedo. Gli avvocati sono a lavoro, spero che presto si possa arrivare alla soluzione”.

Campioni azzurri: “Serve appartenenza per questa maglia, perché non è una maglia qualsiasi. Abbiamo dei campioni che ci hanno dimostrato l’appartenenza alla Nazionale: penso a Buffon, Mazzola, Riva, Rivera, Baresi, Maldini e Baggio. In questi giorni ho sentito Marcello Lippi, i suoi consigli sono importanti. Questi campioni sono sempre con noi, anche quelli che non ci sono più come Gianluca Vialli. Sono i nostri spiriti guida”.

Convocati: “Giocheremo due partite importanti, abbiamo bisogno di spessore internazionale ed esperienza. Non ho convocato un numero esagerato di calciatori, mi dispiacerà quando manderò qualcuno in tribuna. So le difficoltà dell’allenatore a fare questo. Ho lasciato a casa Verratti e Jorginho perché, non avendo minutaggio, è impensabile portarli dentro”. 

Rapporto con i club: “Il bene della Nazionale è il bene del calcio italiano. Cercherò di avere un rapporto continuo con gli allenatori, ho già iniziato a chiamare qualcuno. In Serie A, su 570 tesserati, solo 150 sono convocabili. Non abbiamo alibi, ma una storia che ci ha indicato la nostra strada”. 

Eredità di Mancini: “Se prendo la Nazionale campione d’Europa o quella che non è andata ai Mondiali? Io non prendo i risultati. Da Mancini eredito una buona Nazionale. Lui ha vinto un Europeo, 37 partite consecutive e ha lanciato tanti giovani, con talenti che possono esserci utili. Vogliamo fare un calcio che assomigli ad una nazione forte come l’Italia”.

Responsabilità: “La responsabilità a volte ti schiaccia, ma per essere persone forti bisogna avere responsabilità. L’incarico che mi ha dato il presidente è di massima responsabilità. La Nazionale è veramente importante, tutti dobbiamo avere responsabilità e senza questa, io non so dare il meglio di me stesso”. 

L’attaccante: “In Italia ce ne sono che possono vestire la maglia della Nazionale. Non ho chiamato Kean e Scamacca per il minutaggio, ne ho convocati tre che andrò a conoscere. L’attaccante fisico ha delle caratteristiche precise, cercheremo di sfruttare le qualità dei nostri giocatori. Ci sono 1-2 calciatori che possono ricoprire il ruolo di attaccante centrale, pur avendo giocato in altre posizioni”. 

Il regista: “Registi? Ne abbiamo diversi in squadra. Locatelli fa il regista nella Juventus, ci sono anche altri calciatori come Cristante, che ieri sera ha fatto una grande partita e ha quella fisicità che può aiutarti in alcuni sviluppi”.

La filosofia: “Noi vogliamo giocare con la difesa a 4, ma molti giocano in una difesa a 5. Dobbiamo essere una squadra che tenta di andare a prendere la palla. Due cose sole contano nel calcio: la pressione e la costruzione. Tutto il resto viene di conseguenza. Se si pressa bene, si riconquista prima. Se si gestisce bene, facciamo la partita che vogliamo e portiamo l’avversario dove vogliamo noi”.

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