Napoli è tra le peggiori città italiane per alfabetizzazione digitale. Il capoluogo campano, infatti, conta un’aula informatica solo nel 13 per cento degli edifici scolastici. Addirittura sotto la media regionale, che arriva a un comunque mediocre 17,8 per cento, e peggio di città come Siracusa, Catania e Catanzaro. In generale, il rapporto tra gli italiani e il digitale non sembra dei migliori. Solo il 58,3 per cento dei giovani tra 16 e 19 anni, infatti, nel 2021 possiede competenze adeguate, a fronte del 69,2 per cento dei coetanei europei. In sostanza, sottolinea un’indagine Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat , la diffusione delle abilità informatiche tra gli adolescenti italiani è più bassa rispetto ai coetanei della maggior parte dei paesi Ue e spesso non arriva a un livello ‘base’. Si tratta di una tendenza di più lungo periodo che mal si accompagna con l’epoca in cui viviamo, sempre più digitalizzata.
Va ancora peggio se si allarga la platea agli italiani 16-74 anni. Se il 53,9 per cento degli europei ha competenze almeno di base e – solo – il 26,4 per cento ne possiede di superiori, l’Italia riesce a registrare rispettivamente il 45,6 per cento e il 22,5 per cento. Tra le responsabilità di questo incredibile ritardo c’è sicuramente un’infrastruttura scolastica non all’altezza del compito.
La scuola è parte del problema. Nonostante l’importanza di un insegnamento digitale tra i banchi, fin da bambini, la scuola in Italia ha sempre mostrato una scarsa ‘attitudine’ informatica. Né le cose sembrano migliorate negli ultimi anni. In Italia ci sono più di 40mila edifici scolastici e, in base a quanto comunicato dagli enti proprietari per l’anno 2021/22, solo 1 istituto su 3 dispone di aule ad hoc (32,4 per cento), addirittura 1 su 4 nelle aree periferiche (26,3 per cento) e ultraperiferiche (25,1 per cento). In generale, in più di un caso su 4 (26,2 per cento) le aule non sono presenti, mentre nel 41,4 per cento degli edifici l’informazione non è stata dichiarata. Ma nei comuni periferici l’informazione non è stata data nel 50 per cento dei casi, il 55 per cento in quelli ultraperiferici. Per tali aree risulta dunque difficile stabilire se si tratti di un’omissione o di un’assenza effettiva.
Si segnalano grosse differenze geografiche, che ricalcano la solita frattura Nord-Centro Sud, intersecata da una spaccatura tra aree centrali-aree periferiche. In Piemonte e Liguria risulta presente un’aula informatica in quasi una scuola su 2 (rispettivamente 49,9 per cento e 49,3 per cento). Superano il 40 per cento Valle d’Aosta, Marche e Toscana, mentre non fanno benissimo Abruzzo (23,3 per cento), Calabria (18,1), Campania (17,8) e Lazio (16,8). Addirittura 14 province dichiarano la presenza di un’aula in meno di un edificio su 5: Teramo (19,8 per cento), Rieti (18,1), Siracusa (17,9), L’Aquila (17,7), Catania (15,6), Crotone (15,5), Catanzaro (15,1), Matera (14,5), Roma (13,7), Napoli (13,6), Cosenza (13), Latina (12,3), Salerno (11,9) e Benevento (10,4).