La presidente del CNG, Maria Cristina Pisani, ha così parlato della situazione contributiva e del futuro contributivo dei giovani, ricerca realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani:
“I giovani che si affacciano oggi al mondo del lavoro andranno in pensione a 74 anni. La combinazione di precarizzazione, discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35, non solo rende più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro, ma determinerà la loro uscita solo per vecchiaia, con importi pensionistici molto bassi. Una situazione che, se non si interviene, sarà socialmente insostenibile”.
Poi, aggiunge: “È necessario un dibattito più approfondito sulle questioni previdenziali: la questione demografica e il passaggio al sistema del contributivo puro, mettono infatti ulteriormente a rischio la sostenibilità del nostro sistema pensionistico”.
Rincara la dose Alessandro Fortuna, consigliere di Presidenza con delega alle politiche occupazionali e previdenziali:
“Sono stime che evidenziano la grave distorsione del sistema, così come attualmente definito, che non soltanto proietta nel tempo le diseguaglianze reddituali, rinunciando a qualsivoglia dimensione redistributiva, ma addirittura risulta punitivo verso i lavoratori con redditi più bassi, costretti a permanere nel mercato del lavoro (al di là dell’anzianità contributiva), per tre o addirittura sei anni più a lungo dei loro coetanei con redditi più alti e ad una maggiore stabilità lavorativa”.