Scandalo in Sicilia, dove un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo sono stati associati agli arresti domiciliari, poiché avrebbero tentato di vendere al fotografo Fabrizio Corona documenti segreti relativi alle indagini sulla cattura di Matteo Messina Denaro.
In particolare, il militare Luigi Pirollo è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, mentre il complice Giorgio Randazzo di ricettazione.
Secondo la ricostruzione dei Pm, il carabiniere in servizio al N.O.R. della Compagnia di Mazara del Vallo, si è introdotto illegalmente sulla cattura del padrino, arrestato dal Ros lo scorso 16 gennaio, e li ha consegnati a Randazzo. Quest’ultimo ha contattato Corona e ha cercato di vendergli i documenti top secret. Poi, su indicazione dello stesso fotografo, si è rivolto al direttore del quotidiano online Mow Moreno Pinto, per proporgli di acquistare il materiale.
Ecco il commento di Fabrizio Corona, tramite il suo legale Ivano Chiesa:
“Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto, e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione”.
Pertanto, nella versione del file trafugata dal militare, non era indicato il covo di vicolo San Vito, di Campobello di Mazara, in cui il padrino ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza, intestato al suo alter ego Andrea Bonafede.
A quel punto, sia il carabiniere che il suo complice hanno cercato di mettere in piedi un finto giallo con al centro il presunto disegno degli investigatori di ritardare la perquisizione ufficiale della casa e occultare materiale scottante.
Tuttavia, tale piano è stato sventato dalla Dda di Palermo e dagli stessi carabinieri, i quali hanno approfondito la vicenda accertando che i militari del Raggruppamento speciale, subito dopo l’arresto del superboss, hanno iniziato a perquisire tutti gli immobili riconducibili a Bonafede.
Infatti, sono state proprio le intercettazioni disposte a carico di Corona, a dare l’input all’inchiesta sulla tentata vendita dei documenti riservati su Matteo Messina Denaro. In una delle conversazioni intercettate, risalente allo scorso 2 maggio, il fotografo fece riferimento ad uno scoop pazzesco di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo. Nei giorni successivi, Corona ha continuato a manifestare l’intenzione di rivendere il materiale che il consigliere gli avrebbe procurato.
In seguito, lo scorso 25 maggio, Randazzo e il fotografo si sono incontrati. In quell’occasione, il giornalista di Mow è riuscito in segreto a fare copia dei file a lui mostrati e offerti dal politico.
A quel punto, gli investigatori hanno scoperto che i documenti copiati dal giornalista ad insaputa del consigliere erano stati rubati, e che l’autore del furto era Pirollo, il quale aveva lasciato tracce del suo ingresso nel sistema e che era uno dei soli due ufficiali aventi accesso al server della Stazione di Campobello. Per cui, da lì è stato facile scoprire il collegamento tra il carabiniere e il consigliere.