Ventisette anni senza una piena giustizia. Davide Sannino è stato ucciso il 19 luglio 1996 e ancora oggi l’iter giudiziario non è stato portato a termine. Il processo penale si è concluso nel 1999 con la sentenza di omicidio. Giorgio Reggio, colui che materialmente esplose il colpo di pistola alla tempia, fu condannato a 30 anni, i tre che erano con lui a 14 anni. Il processo civile, invece, si è concluso nel 2015, ma la sentenza di risarcimento da circa 500mila euro, non è mai stata eseguita. Sono trascorsi otto anni e mezzo, a febbraio 2025 rischia di andare in prescrizione e nessuno riesce a spiegare i motivi. “La sentenza, per essere eseguita, deve essere notificata alle parti. Per anni abbiamo chiesto al nostro avvocato di farlo, ma rimandava continuamente. Così, abbiamo deciso di rimuoverlo dall’incarico e per anni non abbiamo trovato nessuno disposto a formalizzare l’atto. Solo recentemente, siamo riusciti ad avere l’aiuto dell’avvocato Sergio Simpatico e abbiamo scoperto delle cose clamorose”.
E’ giusto fare un passo indietro. Nel 1996, Davide ha 19 anni. Si è appena diplomato ed è in una piazza di Massa di Somma, provincia di Napoli, per festeggiare con gli amici. Sul posto arriva una banda, con l’intento di rapinare i presenti dei motorini, compreso quello su cui viaggia Davide. Prima di andare via, senza apparente motivo, uno di loro tornò verso il ragazzo, gli puntò la pistola in fronte e sparò. “La cosa importante per noi non sono i soldi. Non ci restituiranno nostro fratello. Però, vogliamo una giustizia piena, completa. C’è una sentenza, loro devono pagare”. Con il nuovo avvocato la famiglia Sannino ha provato a notificare il documento ai colpevoli, ma si sono imbattuti in una serie imbarazzante di errori. Sulla sentenza, per esempio, sono sbagliate alcune date di nascita dei complici dell’omicidio, in particolare quella di Ostella e Di Fiore. Come se non bastasse, Lo stesso Giorgio Reggio indica come suoi legali gli avvocati Cirillo, domiciliati presso lo studio dell’avvocato Aldo Miele a Cicciano. Peccato che il nome di quest’ultimo non risulti presente nel foro di Nola.
Non è finita, il fratello maggiore di Davide, Daniele, ha avuto la procura per rappresentare la famiglia durante il processo. Nella sentenza non solo non si fa menzione alla procura, ma del nome di Daniele non c’è traccia. A questo punto, la famiglia ha provato, attraverso il Comune di Massa, ad arrivare agli attuali indirizzi dei soggetti. Anche qui sono emersi problemi. Per le istituzioni, Giorgio Reggio risulta ancora nel carcere di Fermo, ma è lo stesso penitenziario che fa sapere che l’uomo è stato trasferito nel 2016. Errori che in parte spiegano il perché in otto anni non si sia arrivati all’esecuzione della sentenza. La famiglia teme che si arrivi alla prescrizione senza che la sentenza venga eseguita. Fortunatamente, alcuni giorni dopo la registrazione del video, l’avvocato Simpatico ci ha fatto sapere che iniziano a vedersi barlume di luci: “Siamo riusciti a far pervenire le notifiche, almeno ad alcuni dei soggetti interessati. Abbiamo, infatti, individuato l’avvocato presso cui è stato eletto il domicilio di Giorgio Reggio. Si tratta di Romualdo Miele e non Aldo come erroneamente riportato nella sentenza. Contiamo che a ottobre gli errori vengano corretti e che i tempi di prescrizione siano prolungati. In poche settimane siamo riusciti a fare ciò che, e non mi spiego come sia possibile, in otto anni non era stato fatto”.