Avrebbe cercato su internet gli effetti del veleno per i topi almeno due settimane prima dell’omicidio. Quel veleno che poi è stato trovato dagli investigatori nell’abitazione di Senago durante i sopralluoghi della Scientifica. Dettagli apparentemente irrilevanti, che però rafforzano l’ipotesi della premeditazione. Non è infatti documentata la presenza di ratti in zona e nel condominio dove abitava Impagnatiello con Giulia Tramontano. Quindi per quale altra ragione il barman avrebbe dovuto acquistare un prodotto destinato alla derattizzazione? E perché proprio due settimane prima del delitto?
Impagnatiello sapeva di essere sotto pressione. Già i primi giorni di maggio Giulia sospettava dell’altra relazione perché aveva trovato nell’auto del fidanzato un rossetto che non era il suo. Può darsi che il killer, sapendo di essere finito al centro delle attenzioni, stesse già meditando soluzioni estreme per liberarsi di Giulia e del piccolo che aveva in grembo. In attesa di ulteriori indizi a favore della premeditazione, intanto, gli investigatori non escludono neanche il coinvolgimento di un complice. Il 30enne potrebbe aver beneficiato dell’aiuto di qualcuno per la rimozione delle tracce legate al delitto e per l’occultamento di cadavere. Pesanti ombre si sono allungate sulla mamma, la stessa che in tv è scoppiata a piangere definendo il figlio “un mostro”. Sabrina Paulis, infatti, due giorni dopo la scomparsa di Giulia, aveva chiesto informazioni al titolare di un bar di via Monte Rosa, a pochi passi dal luogo dell’occultamento del cadavere. In particolare si era informata dell’eventuale presenza di telecamere esterne. Da chiarire i motivi delle domande.