Giulia Tramontano è morta, uccisa da quello che considerava il suo compagno, il padre del figlio che portava in grembo. Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver ucciso la 29enne al culmine di una lite, colpendola con due coltellate alla gola.
“Se n’è andata, adesso sono libero”, avrebbe detto alla sua amante subito dopo la scomparsa di Giulia, affermando addirittura che il figlio che aspettava non era suo. Probabilmente, per poter convincere la collega a continuare la loro relazione.
Inoltre, egli avrebbe tentato anche di bruciare il cadavere, senza però riuscirci, per poi caricarlo nella sua auto all’interno di alcuni sacchi neri, occultandolo in un lembo di terra in via Monte Rosa a Senago. Pertanto, si sospetta che sia stato proprio lui a inviare l’ultimo messaggio alla madre della vittima, dove la rassicurava e le diceva che sarebbe andata a riposare, quando invece l’aveva già uccisa insieme al suo bambino.
L’ennesimo femminicidio, l’ennesima vita spezzata dalla follia di un uomo, un fenomeno contro cui ci sentiamo spesso impotenti, ma che può e deve cessare di esistere. Di Giulia ci rimarranno il suo sorriso e la sua gioia di vivere, così come il suo ricordo che non smetterà mai di esistere nei nostri cuori e nelle nostre menti.