La scelta pericolosa del Milan: farsi “allenare” dalla tifoseria. Lo scrive Claudio Savelli su Libero. Pioli è in difficoltà: il club è assente, mentre gli ultrà sono troppo presenti.“L’Ufficio Facce direbbe che quella di Pioli è emblematica dello stato emotivo del Milan: di fronte agli ultras che, dalla ringhiera della curva del Picco di La Spezia, elargiscono la loro reprimenda, il mister è interdetto, a metà tra l’infastidito e il costernato. Fa impressione vedere un allenatore che si presta assieme ai suoi calciatori ad un simile discorso”.
Pioli ha minimizzato, nel post partita. Ma Savelli aggiunge: “ma quello non è sembrato un saluto. Gli stessi capi ultras, forse per mitigare il gesto, hanno chiamato a raccolta gli altri fan a Milanello, e in un migliaio hanno risposto presente. Corteo, bandiere, torce e fumogeni fino all’apertura dei cancelli del centro sportivo e alla scenografica uscita di squadra, allenatore e Maldini-Massara: niente discorsi, stavolta, ma cori per invocare la rimonta nel derby. I discorsi sarebbero dovuti arrivare da questi ultimi, dai dirigenti, che nel momento più delicato si sono chiusi in uno strano silenzio. Nessun esponente rossonero si è palesato per aiutare Pioli nella difesa della squadra, mentre Marotta sull’altro versante sfruttava l’onda per confermare Inzaghi”.
Ricordiamo che l’allenatore del Milan, Stefano Pioli, dopo il faccia a faccia con gli ultras ha dichiarato: «Quello che è successo sotto la curva è una cosa positiva. Siamo andati a salutarli come facciamo sempre. La mia presenza? Come si prendono gli applausi, è normale andare sotto la curva anche in altre situazioni. Non sapevo quello che avrebbero detto i tifosi, non credo sia stato fatto nulla di particolare. Ci hanno solo stimolato, spronato a dare il massimo. Io comunque ho ascoltato, non ho parlato».