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Omicidio a Mergellina, un testimone inchioda il killer, Francesco Pio Valda è accusato di aver ucciso il 18enne

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C’è stato un momento in cui ha rischiato di morire. Una manciata di secondi, un tempo interminabile se hai un uomo che ti punta la pistola al viso, parliamo di uno che ha già fatto fuoco ed ha appena provocato la morte di un ragazzino di soli 18 anni. È questa la scena descritta da uno dei testimoni sentiti a verbale, nel corso delle indagini sull’omicidio consumato all’esterno degli chalet di Mergellina. Era la notte del 20 marzo scorso, quando si arriva alle mani per una banalità. La storia è per molti versi nota: Francesco Pio Valda, secondo le indagini, estrae la pistola e fa fuoco nel mucchio, nel tentativo di ammazzare un tale che gli ha da poco sferrato un calcione.

Un litigio nato per la storia di una scarpa di lusso sporcata da un pestone, che mette in moto una catena di violenza abnorme. Fatto sta che dopo aver incassato il calcio, da un tale che si chiama Alfonso Pisa (e che è estraneo all’accusa di omicidio), Valda spara tre o quattro colpi e ammazza Francesco Pio Maimone, un giovane pizzaiolo di Pianura, estraneo alla camorra e ai motivi del litigio, raggiunto al petto mentre mangiava alcuni stuzzichini seduto al tavolino con amici. Ma non è finita. Almeno a leggere le testimonianze che emergono dal provvedimento del Riesame (Carola, Caramiello e Girardi) che ha recentemente confermato gli arresti dello stesso Valda.

A parlare in questo caso è Antonio Grasso, altro esponente del gruppo di rione Traiano che si era contrapposto a quello dei ragazzi di Barra, capitanato dallo stesso Valda. Spiega Grasso: «Al momento dell’esplosione dei colpi non ho capito più nulla, in quanto mi sono spaventato, ho un vago ricordo del fatto che il ragazzo ha attraversato la strada in direzione dello chalet. Ricordo che la pistola era piccola e nera, in quanto mentre lo apostrafavo in malo modo, rivolgendogli delle parolacce per quello che stava facendo, lui mi ha puntato la pistola in faccia da circa sette o otto metri, poi è scappato, dicendo a qualcuno di prendere l’autovettura e scappare…». 

Uno scenario che si fa sempre più aperto e inclusivo, a leggere i nuovi step delle indagini. Ci sono altri nomi al vaglio del pm, soprattutto in relazione a uno dei punti oscuri di questa vicenda: la scomparsa dell’arma, una calibro 38 che è improvvisamente sparita. Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello, Claudio Onorati, sotto il coordinamento della procuratrice Rosa Volpe, che fa leva sul materiale raccolto dalla Mobile. Immagini, intercettazioni, testimonianze agli atti. A partire dal ruolo delle due ragazze che prelevano Valda e lo riportano da Mergellina a Barra. C’è un video agli atti che consente di ricostruire l’esodo dalla zona degli chalet del presunto omicida. Scrivono i giudici del Riesame: «La visione delle immagini permetteva altresì di notare la particolare andatura di Francesco Pio Valda, che risultava innaturale, in quanto il suo braccio sinistro restava fermo lungo il corpo, senza seguire la normale oscillazione “propria” di chi corre, come se stesse mantenendo con il braccio qualcosa che aveva nascosto nei pantaloni, ovvero la pistola».

Sono le 2.20, quando arriva una Fiat 500 bianca, con due donne a bordo, due strette congiunte del presunto assassino. Spunta Valda nel fuoco della telecamera, indica all’autista con la mano destra la sua volontà di sedere sui sedili posteriori, «mentre con la mano sinistra stringeva qualcosa che, prima di entrare in auto, velocemente passava alla propria parente: quest’ultima scendeva dall’auto abbandonando la posizione di guida, facendo un giro completo attorno al veicolo e sedendosi al lato passeggero». Per quale motivo questa giravolta? «Un istante prima di risalire in auto, si notava chiaramente nella mano sinistra della donna un oggetto, quasi certamente l’arma utilizzata, con la quale era stato ferito a morte Francesco Pio Maimone. La donna poi si chinava avanti e cercava di nascondere l’arma sotto i tappetini dell’auto».  

Uno scenario sempre più a senso unico, nel corso del quale manca la voce del presunto assassino. Difeso dal penalista Antonio Iavarone, Valda è rimasto in silenzio dinanzi al gip. Di recente è stato trasferito dal carcere di Secondigliano a un altro penitenziario, mentre attende le prossime mosse della Procura di Napoli. 

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