Cronaca

Rifiuti nel Parco del Vesuvio, nove arresti

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-San Sebastiano al Vesuvio- Blitz dei carabinieri della compagnia di Torre Annunziata e del reparto “Parco” di San Sebastiano al Vesuvio: nove arresti per traffico illecito di rifiuti. Contestualmente, i militari hanno eseguito anche il sequestro della sede dell’impresa interessata nonché di due impianti di trattamento dei rifiuti, di sette autocarri e di due pale meccaniche, tutti di proprietà della ditta, verosimilmente utilizzati per la commissione del reato contestato. 

Nel corso dei mesi , si raccoglievano numerosi elementi di prova in ordine alla presenza di un collaudato sistema di dismissione di vari rifiuti speciali e rifiuti pericolosi (rifiuti di lavori edili e stradali, cartongesso, guaine bituminose, fresato d’asfalto, amianto e terre e rocce da scavo) con il metodo del cosiddetto giro bolla, ovvero la falsificazione dei documenti di trasporto, tramite i quali gli scarti sarebbero stati declassificati ad arte a rifiuti non pericolosi, abbattendo conseguentemente i costi di trattamento e smaltimento, consentendo di ottenere, pertanto, centinaia di migliaia di euro in profitti illeciti per l’impresa. in pochi mesi, decine di tonnellate di rifiuti sarebbero state, pertanto, sotterrate senza alcuna cautela in terreni agricoli  non idonei alla messa in riserva o allo stoccaggio. Uno dei siti d’interramento ricade addirittura all’interno del territorio dell’area protetta del Parco Nazionale del Vesuvio. In questi luoghi di sversamento, venivano campionate – con il supporto di ARPA Campania – numerose sostanze fortemente inquinanti, capaci di danneggiare e deteriorare gravemente la matrice suolo e l’ambiente, tra cui amianto, idrocarburi e IPA. Due dei siti monitorati venivano sottoposti a sequestro a seguito dei citati accessi ispettivi. Ulteriori riscontri sull’attività in parola venivano effettuati tramite l’acquisizione di documenti e l’analisi dei filmati di videosorveglianza disponibili. Due degli indagati destinatari del provvedimento sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere; tre degli indagati sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari e per i restanti quattro è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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