L’ex assessore alla Cultura, Eleonora D Majo è intervenuta sulla vicenda della statua di Maradona. Una vicenda che la vede indagata dalla procura di Napoli per la procedura indetta all’epoca. Con un lungo post Facebook ha spiegato le sue ragioni all’indomani delle dichiarazioni del sindaco Manfredi e della decisione di restituire la statua. Oggi vengo tirata nuovamente in ballo nella querelle che si sta generando attorno alla restituzione della statua, nonostante al momento della donazione da parte dell’artista al Comune io non fossi più assessora e non ricoprissi più alcun incarico istituzionale. Alla base della motivazione della restituzione della statua da parte del Comune, che è l’atto che motiva il clamore mediatico di questa mattina, ci sarebbe l’assenza di un bando pubblico per designare l’artista e l’opera. Bene, all’epoca in cui ero assessora io scelsi esattamente quella strada.
In una seconda fase, che sorprendente non trova spazio nella ricostruzione di questa mattina, la giunta ha scelto di collocare fuori al Maradona la statua dell’artista Sepe, una scelta, quella dell’affidamento senza bando, che seppure legittima sul piano amministrativo non è stata portata avanti da me. A rendere poi ancora più incomprensibile questo accavallarsi di argomenti confusi è stata l’irrispettosa caduta di stile del sindaco Manfredi, che ieri, evidentemente per cercare una via d’uscita dalla valanga di polemiche che li sta investendo per la restituzione della statua nell’anno di uno dei migliori Napoli di sempre, ha detto che sulla questione ci sono delle ombre e delle richieste di rinvii a giudizio.
Pertanto trovo surreale questo clamore nella regione in cui la politica ha dato innumerevoli dimostrazioni di usare la cosa pubblica per interessi o per vantaggi personali, soprattutto da parte di chi milita da anni o è sostenuto proprio da quei partiti responsabili di scandali, commissariamenti di amministrazioni comunali per infiltrazioni malavitose, tangenti e corruzione. Basti pensare alle ultime vicende che hanno coinvolto alcuni europarlamentari democratici, uno dei quali napoletano, accusato – fatta salva la presunzione di innocenza che per il Sindaco pare valga per tutti meno che per noi – di aver preso soldi dai governi del Qatar e del Marocco in cambio del silenzio sulle violazioni dei diritti umani degli stessi. Auspico infine che la parte sana del consiglio comunale utilizzi gli strumenti che ha a disposizione per esercitare il proprio ruolo di indirizzo e controllo e per far luce sul modo in cui il Comune ha scelto di agire su questa vicenda, a partire proprio dalla restituzione della statua”.