CAIVANO – A seguito del mio articolo delle ore 11:30 di stamattina la nostra redazione viene raggiunta dalle minacce a mezzo PEC dal Consigliere Pippo Ponticelli che malgrado sia uno stimato avvocato – così dice chi lo conosce – e malgrado sia un’istituzione sul territorio, al posto di dimettersi da Consigliere comunale perché appartenente ad un’Amministrazione collusa e recarsi in Procura a fare nomi e cognomi di chi l’ha minacciato si preoccupa del fatto che il messaggio audio whatsapp sia stato mandato in maniera privata e minacciando querela al sottoscritto ci tiene ad informarlo che lo stesso non aveva nessun diritto a pubblicarlo.
“Ma è del mestiere questo?” Avrebbe esclamato il buon Checco Zalone. Mio caro avvocato! Avvocato? – avrebbe esclamato, invece, Totò – le voglio ricordare che l’audio pubblicato e che riproponiamo di seguito, seppur inviato in maniera privata è di totale interesse pubblico perché appartenente ad un’istituzione, quindi un personaggio pubblico, che parla non della sua privata ma di un fatto grave che interessa la vita pubblica di una città intera. Mio caro avvocato nelle sue parole di quell’audio sono riportate cose che se vere, dimostrano come una frangia oscura delle città stia mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti e il sottoscritto ha il dovere di informare la città ma, ovviamente la sua pavidità non le permette di comprendere tutto questo e quindi agisce con la cosa più semplice da fare, denunciare chi è dalla parte della legalità.
Allora arrivati a questo punto le suggerisco io cosa fare: al posto di fare copia e incolla da internet della legge sulla violazione della privacy, ci dica piuttosto se si è recato in Procura della Repubblica o dai carabinieri a denunciare il clima di collusione al quale si riferisce, se ha denunciato le minacce che ha ricevuto ma soprattutto se nella denuncia ha fatto i nomi formanti quella costola collusa – come la chiama lei – dell’attuale Amministrazione. Invece di fare la lezioncina sulla privacy e minacciare querela a chi è dalla parte sana della città, spieghi cosa sta facendo per far emergere la collusione alla quale si riferisce ma soprattutto ci faccia sapere se intende prendere le distanze da questa amministrazione o continuare ad alzare il prezzo per continuare a farne parte.
Mi spiace caro Consigliere Ponticelli, ma con Minformo casca male, si può anche informare nei paesi limitrofi quale sia la posizione del sottoscritto, laddove ce ne fosse ancora bisogno. Sarà un piacere vederci in Tribunale. Alla legalità non si deroga, alla pavidità si ma con quest’ultima il sottoscritto ha imparato a conviverci. Tanto le dovevo.
Di seguito riporto il contenuto della PEC – Anche questa è una comunicazione privata, denunci pure questo:
“Egregio sig. Abenante, in data odierna e precisamente alle ore 11.30 circa lei ha pubblicato un articolo con in allegato un messaggio di whatsapp nel quale lo scrivente ha manifestato sue considerazioni strettamente riservate nei confronti di un soggetto terzo. Lo scrivente non ha mai autorizzato la pubblicazione o la cessione a terzi del file anzidetto, né tantomeno, lei deve ritenersi autorizzato alla pubblicazione. Detto messaggio riservato non è stato autorizzato alla pubblicazione da parte del sottoscritto nei suoi confronti né tantomeno il messaggio anzidetto è stato inoltrato come “lamentela” al consigliere Emione. Sotto questo aspetto quanto da lei scritto rappresenta un falso e una evidente volontà di infangare la reputazione del sig. Emione Francesco e del sottoscritto.
Come lei sicuramente ne è a conoscenza, inoltrare un messaggio diventa reato quando l’autore della condotta non è il destinatario della comunicazione né risulta specificatamente autorizzato alla pubblicazione. Rivelare il contenuto a persone che altrimenti non potrebbero avere conoscenza del messaggio, configura il reato di rivelazione del contenuto e della corrispondenza oltre alla violazione della privacy posto che, sussiste un illecito nel trattamento dei dati personali quando l’inoltro della email (a cui è equiparato il messaggio whatsapp) recante in allegato i dati personali del mittente nonché notizie riservate e sensibili è avvenuta senza informare previamente l’interessato e senza acquisire il relativo consenso, presupposti necessari non già per l’utilizzo dello strumento di posta elettronica (sempre possibile, sia pure nel quadro delle tutele accordate dal Codice), ma per il corretto trattamento dei dati personali.
Stante quanto innanzi la invito e diffido all’immediata rimozione dell’articolo anzidetto. In mancanza mi troverò costretto a perseguirla nelle competenti sedi insieme ai soggetti che con il loro sconsiderato comportamento hanno reso possibile questa deprecabile e incresciosa vicenda.