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Morta dopo il sushi, Schettino: “’Non può essere l’anisakis” spiega il proprietario della catena Giappo

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La morte Rossella Di Fuorti, 40enne di Soccavo, avvenuta nel giorno del suo compleanno poche ore dopo averlo festeggiato in un locale asiatico a Fuorigrotta, ha scosso il mondo della ristorazione. La correlazione tra il decesso e l’aver consumato il pasto è al momento ancora da appurare, ma la Procura ha aperto un’inchiesta e disposto l’esame autoptico e i carabinieri del Nas sono intervenuti con una ispezione nel ristorante, sequestrando anche campioni di cibo. 

Enrico Schettino, responsabile della prima scuola di formazione chef di cucina giapponese, founder del gruppo Giappo Italia che ha aperto oltre 20 ristoranti etnici in Italia e volto tv della cucina giapponese e fusion, cerca di fare chiarezza sulla vicenda. “Ancora una volta assistiamo ad una pericolosa commistione tra cucina cinese e giapponese, come se assimilassimo la cucina italiana a quella iberica solo perché entrambe europee. Preme sottolineare come in ogni tipo di gastronomia esistano dei rischi legati non solo al crudo ma anche a diversi altri fattori che l’utente tende a sottovalutare, soprattutto in favore del risparmio.

Addossare la colpa al Sushi è un grave errore mediatico: se una persona muore per aver mangiato una paella spagnola preparata in un ristorante cinese, la colpa non è imputabile alla paella! Detto questo non bisogna abbassare i livelli di attenzione sul sushi: la presenza di un abbattitore come da normativa 2013 ma anche il problema dell’incrocio di processo nella cottura e chiaramente di igiene dei locali e delle attrezzature”.

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