Roberto Benigni torna a Sanremo per rendere omaggio ai 75 anni della Costituzione italiana, sotto gli occhi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e sua figlia Laura. Il suo è un inno alla Costituzione, “la più bella che si potesse immaginare”, alla libertà, “ideale prezioso e mai scontato”, e alla pace.
Il premio Oscar ci mette poco per catalizzare l’attenzione degli spettatori sul suo monologo, suscitando ilarità anche nel capo dello Stato, il quale applaude e ride, oltre che portarsi la mano sul cuore quando l’attore e regista cita il padre Bernardo tra i padri costituenti.
Pertanto, Benigni inizia raccontando la sua emozione:
“Mi batte il cuore, è davvero un’edizione speciale del festival, è tutto nuovo, anche l’Ariston, la scenografia è meravigliosa, ci sono tanti debuttanti. E poi c’è una grande novità, per la prima volta il presidente della Repubblica. Sono felice che lei sia qui, presidente, ma le faccio notare una cosa: lei è al secondo mandato. Amadeus al quarto e ha già prenotato il quinto, pensa di fare il sesto, il settimo. Mi chiedo: è costituzionale? Presidente bisogna fermarlo, è un colpo di Stato, si è montato la testa, vuole pieni poteri, sta organizzando la marcia su Sanremo, si vuole prendere tutto, è una dittatura”.
Poi, continua: “Ma ad Amadeus perdoniamo tutto, è veramente una persona dolcissima, un bravissimo presentatore, un grande direttore artistico, è riuscito a ospitare un presidente della Repubblica per la prima volta a Sanremo: non ci credevo, anzi non ci credo neanche adesso. Amadeus, ce l’hai il binocolone? Presidente non vorrei mancarle di rispetto, ma per favore si tolga gli occhiali, si metta di profilo, voglio vedere se è lei il presidente misterioso”.
Poi, ritorna serio: “La Costituzione c’entra anche con Sanremo, perché è un’opera d’arte e canta la libertà e la dignità dell’uomo, ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria come le opere d’arte, butta all’aria tutto il soffocamento, l’oppressione, l’ingiustizia e la violenza di prima, è uno schiaffo al potere, ci fa sentire che viviamo in un Paese che può essere giusto e bello, ci dice che il mondo può essere senza violenza. La Costituzione è un sogno fabbricato da uomini svegli, è una cosa che può accadere una volta nella storia di un popolo, se c’è una canzone che le assomiglia è l’incipit di Volare. E se a volte ci mettono anni per fare una legge, la Costituzione l’hanno fatta in pochissimo tempo, è stata come una folgorazione, una visione, eppure erano 556 persone a scriverla, divise su tutto escluso sull’essere unite per scrivere la Costituzione più bella che si potesse immaginare”.
Benigni continua enumerando gli articoli della Costituzione:
“Tra gli articoli c’è l’imbarazzo della scelta, l’1, il 2, il 3, il 4, il 9, l’11 celeberrimo come una poesia, che dice che l’Italia ripudia la guerra: pensate la forza, la bellezza, la perentorietà di chi ha scritto questa frase. Se questo articolo lo avessero adottato anche gli altri, non esisterebbe più la guerra sulla faccia della terra, nessuno Stato potrebbe invadere un altro Stato. L’articolo 21, il mio preferito e il più importante: il pilastro di tutte le libertà dell’uomo. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Un linguaggio semplice che sembra scritto da un bambino, di una forza e bellezza che si rimane stupiti. Ma se l’hanno scritto ce ne era bisogno, perché durante il ventennio fascista non si poteva pensare liberamente. In Paesi molto vicini a noi gli oppositori vengono carcerati e incatenati, solo perché mostrano il volto o i capelli, o perché ballano e cantano. Quanto è meraviglioso e straordinario che in Italia tutti abbiano diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Ce lo dobbiamo ricordare. La cosa migliore per il futuro è ricordarsi di avere il passato ben presente. L’ultima pagina della Costituzione è rimasta bianca: A noi i padri costituenti hanno lasciato una sola cosa da fare, far diventare questo sogno realtà”.