“Abbiamo lavorato per un anno, durante la pandemia, per ripulire la città. Adesso ci cacciano”. Esplode la rabbia dei circa 200 lavoratori interinali di Asia che non vedranno rinnovato il loro contratto di collaborazione. Che si trattasse di un impiego a tempo, era chiaro dall’inizio. “E’ vero, lo sapevamo – spiega Francesco, uno degli ‘epurati’ – ma ci sono una serie di cose che non tornano. Non ci hanno dato nessuna chance, cosa che invece è accaduta per i precari di Anm”.
C’è anche chi per lavorare in Asia ha lasciato il Reddito di cittadinanza, come Pasquale: “Percepivo 1.300 euro, ho stracciato la card per poter riacquistare la mia dignità nonostante lavorando guadagnassi 200 euro in meno. Che senso ha formare un lavoratore, farlo lavorare un anno e poi rimandarlo in mezzo a una strada?. Non ci muoviamo da qui finché dalle istituzioni non arriverà una carta firmata con cui ci assicureranno un lavoro dignitoso”.