Mavien cu mme

Tre gesti pericolosi che ci uccidono. Conosciamoli per evitarli.

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L’urgenza di scrivere prevale sul bisogno di essere apprezzata.

Oggi voglio parlarvi di omertà, un male che affligge la nostra cultura dai banchi di scuola fino ai contesti lavorativi.

L’omertà è una conseguenza della paura diffusa dalla violenza. L’omertà è tra i disvalori più pericolosi e dannosi alla vita individuale e sociale, poiché trasforma ogni creatività e vitalità in una lenta morte dello spirito. Chi tace, chi fa finta di non sentire e vedere, rinnega la propria coscienza e la coscienza collettiva.

Non possiamo essere solidali verso l’autore di un reato.

In realtà ognuno di noi, vede, sente benissimo e parla, anzi, molto spesso straparla.

Omertà si associa al termine solidarietà, questa è la tristezza più grande. Riconoscendo le proprie responsabilità e le proprie colpe ognuno di noi rafforza la propia consapevolezza.

In passato la famiglia si basava sull’autorità e sulle regole imposte dal capofamiglia.

Oggi la famiglia si fonda sulla relazione alla pari tra i membri che la compongono.

L’omertà è un veleno che lentamente porta alla morte dello spirito.

“Non sono i potenti a rovinare il mondo, ma i servi dei potenti”

Anticamente omertà voleva significare silenzio per fare in modo che il colpevole non fosse colpito dalla legge, ma dall’azione dell’offeso.

Una sorta di vendetta personale. Ecco cosa è l’omertà: un favoreggiamento al crimine.

Oggi, nel giorno, in cui si parla tanto della violenza sulle donne, diciamocelo che il silenzio è complice.

La mancanza di legalità, in special modo a nord di Napoli, è dovuta soprattutto all’alto tasso di povertà, ignoranza e omertà della gente che vi abita. Il tutto poi – legato al fatto che da questi territori si registrano pochissime denunce – fa sì che il numero di agenti o militari preposti alla vigilanza sia sempre sottostimato.

Un altro difetto innato della popolazione campana è il vittimismo cronico. L’assenza delle istituzioni a volte è sostituita dall’idea di essere governati da politici razzisti che nelle loro leggi finanziarie snobbano sistematicamente il Sud Italia a vantaggio del Nord produttivo.

L’omertà uccide, la verità è la speranza. L’omertà nasce dalla paura di essere puniti, non da una predisposizione culturale. Peccare di silenzio, quando bisognerebbe protestare, fa di un uomo un codardo.

Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

Come diceva Falcone: “i pentiti non sono solo dei deboli che «tradiscono» ma persone che sempre più si sentono estranee alla cultura del silenzio e dell’omertà.”

  • Don Puglisi: “Allora, vediamo chi si ricorda cosa dice l’ottavo comandamento”.
    Bambino: “Non testimoniare.”

Insomma siamo corretti con noi stessi e con il prossimo, perché anche con il silenzio si raccontano tante bugie.

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