-Napoli- In un Paese come il nostro dove la pressione fiscale rimane sempre a livelli molto alti è inevitabile che si creino meccanismi volti ad eludere od evadere le tasse. Inevitabilmente, quando la pressione fiscale supera una soglia definita “tollerabile” i contribuenti vessati iniziano a cercare metodi per eludere i meccanismi di tassazione.
Un luogo che sembra appartenere a un altro mondo e che dovete assolutamente visitare almeno una volta nella vita è Alberobello. Suggestivo centro abitato famosissimo in tutto il mondo per i suoi trulli, è unico al mondo per le sue casette bianche a forma conica, con il tetto in pietra. L’origine dei trulli è piuttosto curiosa. Il primo insediamento urbano arrivò solo alla fine del XVI secolo, quando il conte di Conversano, Andrea Matteo III , portò qui alcune famiglie di contadini per bonificare il terreno e dare avvio alle coltivazioni.
Come abitazioni furono edificati i trulli, poiché il conte obbligò i residenti a costruire solo case con muri a secco, senza l’utilizzo della malta. Il motivo di quest’obbligo era un espediente per evitare il pagamento di tributi al Viceré spagnolo del Regno di Napoli richiesto per la costruzione di ogni nuovo centro abitato. Una legge, rimasta in vigore fino al 1700, la Pragmatica de Baronibus, che per la costruzione di un nuovo insediamento urbano richiedeva prima l’assenso regio e poi il pagamento dei tributi alla Regia Corte da parte del Barone della città. Così i conti di Conversano per non dover pagare queste tasse imposero ai contadini della zona la costruzione di case senza malta e con muri a secco, in modo che potessero considerarsi costruzioni provvisorie e di facile rimozione.
Anche se si tratterebbe di una leggenda in realtà si può affermare con certezza che Alberobello è stata davvero popolata ex novo, prima di questo evento era una zona altamente boscosa e che i primi abitanti di questa futura città derivano tutti dai paesi limitrofi.
C’è la grande, silenziosa, continua battaglia: la battaglia tra lo Stato e l’Individuo; tra lo Stato che chiede e l’Individuo che cerca di evadere le sue richieste. Perché l’individuo, lasciato a sé stesso, a meno che sia un santo o un eroe, si rifiuta sempre di pagare le tasse, obbedire alle leggi o andare in guerra.”
Le origini purtroppo sono avvelenate fin dal principio. Dunque: le tasse erano alte, molti non le pagavano e si scaricava tutto su quelli che già le pagavano, facendo loro pagare di più. Una storia trita e ritrita vero?
Due sole cose sono certe nella vita: la morte e le tasse. Alla prima non si può sfuggire, ma alla seconda ci provano in tanti. Anche nel Medioevo, come dimostra il ritrovamento, avvenuto a gennaio 2019 in Inghilterra, di un piccolo tesoro di monete del XI secolo. Per l’esattezza, si tratta di 1.236 pezzi coniati durante il regno (piuttosto breve) di Re Aroldo II di Inghilterra, che durò pochi mesi nel 1066, insieme ad altri 1.310 pezzi, che risalgono invece ai primi anni del regno di Gugliemo I, instaurato dopo la conquista normanna e la battaglia di Hastings.
Tante monete, ma tre sono risultate più interessanti delle altre: si tratta di alcuni “ibridi”, cioè coniate con un diritto e un rovescio diversi nel tentativo, sostengono gli storici, di sfuggire alle tasse sui nuovi punzoni. Un metodo furbo, insomma, per far passare per nuovi dei vecchi coni.
E’ giusto dire che è sempre colpa dei Napoletani? Mi sa che dobbiamo un pò riflettere.