Un mese e mezzo senza refezione scolastica. È l’ennesimo disagio che hanno dovuto patire, quest’anno, i genitori dei bambini napoletani iscritti alla scuola primaria.
Con i bandi aggiudicati già lo scorso maggio, e la scuola ripartita il 16 settembre, l’attesa perché il servizio venisse avviato si è protratta addirittura fino allo scorso 3 novembre. Non è semplicemente una questione di servizi non erogati, e non c’è solo il problema delle decine e decine di ore di attività pomeridiane perse dai piccoli alunni.
Andare a prendere i bambini a scuola senza che pranzino, quindi prima, vuol dire per molti genitori prendere giorni di congedo parentale, permessi, pagare eventualmente babysitter, far uso dell’abusato “welfare casalingo” dei nonni. A Palazzo San Giacomo, dal canto suo, l’amministrazione pensa di aver fatto tutto bene. Si tratta di un processo articolato, portato avanti col massimo della trasparenza, e per il quale serve quindi del tempo, soprattutto considerando che alcuni dati ci vengono forniti da uffici che non sono di pertinenza del Comune di Napoli”. Una fiducia non condivisa dal “Comitato Genitori Scuole Pubbliche Napoli”, che sul proprio profilo social ribatte punto su punto alle dichiarazioni di Striano.
“Non c’è alcun motivo oggettivo, quindi – incalzano dal comitato – che giustifichi il ritardo, e non sta in piedi il racconto che la Striano vorrebbe spacciare di un Comune attento e rigoroso: il Comune è semplicemente stato tre mesi senza far niente, e questa è l’unica causa del ritardo. Ma c’è di più. Dal 9 [settembre] in poi non si sono dati una sveglia per recuperare: basti pensare, ad esempio, che la richiesta di acquisizione di nuovi documenti fatta dalla IV Municipalità alla ditta vincitrice di quel lotto è stata fatta il…17 ottobre, oltre un mese dopo la partenza delle scuole, mentre i genitori già animavano i presidi sotto Palazzo San Giacomo”.
“Saremo lieti di essere smentiti, ma ad oggi prevediamo un avvio in ritardo anche per il 2023 – concludono – Ne è consapevole anche l’amministrazione, che infatti non garantisce, ma auspica e spera”. Genitori arrabbiati, accuse alla dirigente scolastica, questa che chiama i carabinieri. Situazione particolarmente complessa all’interno di un quadro già difficile si è rivelata negli ultimi giorni quella dell’Educandato di piazzetta Miracoli, scuola annessa al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II. Sabato quindi dei genitori hanno provato ad incontrare la preside (senza appuntamento), ma – pur effettivamente venendo poi, non senza resistenze, ricevuti – sono stati identificati da due carabinieri chiamati ad intervenire nell’istituto. Circostanza che sarebbe stata alla base poi di un duro comunicato di risposta del Comitato genitori.
La problematica dei piccoli alunni dell’Educandato pare essersi risolta in extremis. “Domenica alle 22 – ci spiega una mamma – la preside ci ha riferito che avrebbe risolto grazie alla disponibilità di una maestra, disponibilità che la maestra aveva già dato ma che non era stata considerata per evitare di pagare le sue ore in eccedenza con il fondo d’istituto”. “Resta la cattiva gestione e il considerare la sede dell’Educandato di piazzetta Miracoli come una scuoletta di serie B”, conclude la madre di un alunno.