Una vera e propria bufera rischia di abbattersi sul mondo Juventus, visto che dalle indagini condotte dalla Procura di Torino è emerso un quadro tutt’altro che rassicurante. Infatti, è stata accertata l’erosione del capitale sociale nascosta, attività in Borsa proseguita indebitamente pur in presenza di un patrimonio netto negativo, indicazione di elementi passivi fittizi nelle dichiarazioni Iva tra il 2019 e il 2021, che hanno consentito di detrarre indebitamente l’imposta per un ammontare complessivo di 409.452 euro.
Pertanto, la Juventus è stata chiamata in causa come persona giuridica, attraverso il comportamento dei suoi dirigenti. Tuttavia, tra le richieste vi era anche quella degli arresti domiciliari per Andrea Agnelli, rigettata però dal giudice.
Invece, ammontano a 155 milioni di euro le presunte plusvalenze fittizie, derivanti dalla cessione dei diritti dei calciatori, appostate nei bilanci della Juventus fra il 2019 e il 2021. Inoltre, sono state ipotizzate violazioni dei principi di contabilità internazionale, relative all’esposizione nel conto economico degli importi derivanti dalle cessioni dei calciatori Emre Can al Borussia Dortmund (14 mln) e Simone Muratore all’Atalanta (3,8 mln).
Infine, la Juventus ha diffuso notizie false in merito alla cosiddetta ‘manovra stipendi’, con un accordo raggiunto in forma privata tra Andrea Agnelli e il calciatore Giorgio Chiellini il 28 maggio 2020, che non fu reso pubblico e avente termini differenti a quelli comunicati.
In particolare, nel comunicato ufficiale il club spiegava di aver raggiunto un’intesa con i calciatori e l’allenatore della prima squadra, in merito ai loro compensi per la restante parte della stagione sportiva, che prevedeva la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. In quel caso, la Juventus affermava che gli effetti economici e finanziari derivanti dall’intesa erano positivi per circa 90 milioni.
In realtà, secondo la Procura, “l’accordo raggiunto con i calciatori e non reso pubblico, prevedeva la rinuncia ad una sola mensilità, con recupero certo e incondizionato di tre mensilità nelle stagioni successive, a prescindere dalla ripresa dell’attività calcistica e dal trasferimento del calciatore a società terze, con conseguenti effetti economici e finanziari positivi, al più, per soli 22 milioni”.