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CARDITO. Caso violazione Piano Casa. Assolti il dirigente Imbemba e il dipendente Archetto

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CARDITO“Giustizia è fatta!” Questa è la frase che sicuramente avranno esclamato gli otto indagati che nell’aprile del 2021 vennero iscritti nel registro degli indagati dal Pubblico Ministero Patrizia Dongiacomo per abuso d’ufficio, sospettati di aver violato la norma del Piano Casa per quanto concerne l’aumento delle volumetrie su alcuni immobili, altre contestazioni quali permessi a costruire irregolari, mancanza della dichiarazione di inizio attività (Dia) ed altre cose similari.

Tra questi, ricordiamo, erano iscritti anche il Responsabile del settore Urbanistica del Comune di Cardito Pasquale Imbemba e il dipendente comunale geometra Antonio Archetto, padre della neo consigliera Valeria Archetto.

All’epoca dei fatti gli organi di diffusione d’odio nei confronti dell’Amministrazione Cirillo senza voler fare il proprio dovere di cronista, ossia interessarsi alla cosa, indagare e conoscere leggi e fatti, sentenziarono e gridarono allo scandalo. Il vate di tutti gli hater carditesi, ossia l’urlatore col tesserino in tasca – ahinoi per chi fa ‘sto mestiere – un anno e mezzo fa scriveva: “Una miriade di spunti e riflessioni si susseguono in questa gestione scellerata, in questo scempio amministrativo, in quella che potremmo definire la Willy Wonka del mattone. Dalla Procura della Repubblica, presso il tribunale di Napoli Nord di Aversa, sembrano arrivare segnali di speranza, sono piovuti come un fulmine a ciel sereno ben otto avvisi di garanzia, lasciando diaccio gli attori protagonisti. Il Ctu (consulente tecnico d’ufficio), nominato dalla Procura della Repubblica, parla di un vero e proprio ‘sacco’ alla città, usando il sostantivo che da anni ha accompagnato ed annerito i nostri articoli, ‘sistema‘. I responsabili, secondo la relazione dell’ingegnere FC., sono i sindaci che negli anni si sono succeduti e la politica in generale, oltre ai tecnici compiacenti”.

Grandissima figuraccia dell’hater storico del Sindaco Cirillo, d’altronde cosa aspettarsi da chi spera in un posto al sole che però per demeriti propri non arriva mai?

La figura barbina degli spalatori di fango arriva proprio oggi quando il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale Napoli Nord Dott.ssa Vera Iaselli emette sentenza dichiarando di non dover procedere nei confronti degli otto indagati – compresi Pasquale Imbemba e Antonio Archetto – per i reati loro ascritti in quanto il fatto non sussiste.

Si, ha scritto proprio così il giudice: “Il fatto non sussiste”. In poche parole è stata presa una grossa cantonata da parte di alcuni membri della Procura e gli hater dovranno aspettare il prossimo sospetto per continuare a spalare fango addosso alla figura del Sindaco Cirillo e la sua Amministrazione.

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CARDITO. Cirillo pensa al futuro mentre Raucci vale commissariare Barra sulle scelte locali

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CARDITO – La maggioranza del sindaco Giuseppe Cirillo gode di ottima salute, amministra il paese a ranghi compatti e cerca di proiettarsi nel futuro. Hanno liste pronte, consenso. Una squadra collaudata che punterà alla continuità attraverso una schiacciante vittoria delle prossime Amministrative.

Giuseppe Cirillo, come tutti sanno, dopo 12 anni di mandato, non potrà per legge ricandidarsi. Ed è proiettato su scenari superiori. Molto dipenderà dalla componente guidata dal leader Mario Casillo. Cirillo se dovesse essere chiamato ad una candidatura in vista delle Regionali di ottobre, dovrebbe dimettersi da sindaco come legge prevede. Uno scenario che appare inverosimile perché significherebbe far commissariare il Comune e soprattutto lasciare il posto di vicepresidente della Città metropolitana. E Casillo non lo vuole. Manfredi non vuole. Ecco allora che si profila un’altra soluzione. Cirillo resta in carica portando il Comune a scadenza naturale (2026), resta in carica pure da vicepresidente della Città metropolitana di Napoli e a Cardito si occuperà di dare forza e credibilità al nuovo progetto con le sue liste.

Il candidato a sindaco lo sceglieranno insieme sapendo di non avere rivali. Coalizione di centrosinistra più le civiche di maggioranza e il Movimento Cinque Stelle. Cirillo a fare da garante del progetto anche da candidato al civico consesso, in modo che la sua sicura elezione in aula a Cardito gli consentirà di restare in carica a Città metropolitana.

In questo contesto, si inseriscono piccoli dettagli. Innanzitutto la posizione di Europa verde del consigliere Luigi Iorio, entrato in aula al posto del dimissionario Marco Mazza. Cirillo, per una questione politica, avrebbe piacere a stringere un’alleanza con i verdi proprio per unire il centrosinistra sotto un’unica bandiera. Porte chiuse a Forza Italia di Giovanni Aprovidolo e Giuseppe Mirone che, questa volta, dovranno organizzare un partito e una coalizione di centrodestra totalmente assente sul territorio.

Infine, resta nel limbo il gruppo di Peppe Barra. In questi anni, quello che era il gruppo più forte elettoralmente parlando di Cardito, a causa dell’ambizione di Nunzio Raucci a fare il candidato a sindaco, ha dovuto mettere in campo una strategia suicida. Perdita delle elezioni e anche quando hanno vinto, sostenendo Cirillo, il sindaco che avevano sfiduciato sempre col patto di investire su Raucci come successore, hanno trasformato sempre per lo stesso motivo la vittoria in una sconfitta, passando dopo le elezioni all’opposizione.

Un corto circuito che è servito, si spera, come lezione. La situazione è intrigata. Il leader del gruppo Peppe Barra si candiderà alle prossime regionali e punterà alla “scalata”. E in chiave locale, Barra vorrebbe dialogare proprio con Cirillo rispetto alla scelta del nuovo candidato a sindaco e riportare il suo gruppo alla vittoria. Raucci ha un’idea diversa. Candidarsi a sindaco con chiunque basti che gli riconoscano la leadership. Ripetendo il copione che ha isolato il gruppo barriano per dodici lunghi anni. Destra, sinistra, cirilliani, anticirilliani, non fa differenza. Vuole coronare un sogno che insegue da sempre. E a chi gli chiede di Peppe Barra, Raucci risponde: “È un problema mio”.

Spiegando che quel gruppo a lui come candidato a sindaco e bisogna solo preoccuparsi di costruire una coalizione. Piccolo dettaglio, la coalizione non c’è stata, non c’è e non ci sarà mai. In queste condizioni Raucci davvero sarà in grado a Cardito di commissariare Barra trovando ancora candidati barriani disposti a sacrificarsi nelle liste perdenti per garantire giusto due seggi a lui e ad Andreina Raucci? L’unica strada per restituire vigore a quel gruppo è riportarlo al governo. Proprio come ha spiegato il leader Barra ai suoi fedelissimi.

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CARDITO. Giu le mani dal Teatro. Le speculazioni politiche fanno male alla cultura e alla comunità

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CARDITO – Un fiore all’occhiello per la comunità carditese sicuramente diventerà il Teatro Comunale costruito nella zona “SLAI”. Frutto di un finanziamento dirottato in città dal sindaco Giuseppe Cirillo, nella sua veste di vicepresidente della Città Metropolitana di Napoli. Inutile ribadire ciò che, ormai, è a tutti ovvio; quando la classe politica locale riesce a “lanciare” i suoi migliori rappresentanti ben oltre lo steccato della città, ne trarrà benefici in chiave di opportunità, di sviluppo e di valorizzazione complessiva.

E questo è capitato a Cardito con Giuseppe Cirillo e la sua scalata all’ex Provincia. Si è presentato eletto consigliere durante la consiliatura con l’ex sindaco De Magistris; poi con deleghe di assessore, poi da leader del Pd ha guidato l’opposizione, ancora rieletto con Gaetano Manfredi in Consiglio Metropolitano ed infine la nomina a vicepresidente.

Se analizziamo questa crescita continua e graduale del primo cittadino di Cardito, possiamo anche, con estrema semplicità, toccare con mano i benefici ottenuti dalla comunità locale in termini di finanziamenti, di lavori, di riqualificazione. Ma il gioiellino è il teatro ubicato nei lotti della zona “Slai”. Un’opera avvenieristica, il fiore all’occhiello della comunità, l’opera di tutte le opere che rende la stagione di Cirillo la migliore in assoluto.

Adesso bisogna fare attenzione perché il sindaco ha fatto tutto bene e da solo. Il teatro è lì e toccherà alla classe politica effettuare le scelte migliori affinché quel fiore all’occhiello non diventi né una cattedrale nel deserto, né un’opera tra qualche anno vandalizzata e abbandonata nel degrado come accaduto a Caivano per “Caivano Arte”.

Lo scrivo perché durante l’ultimo Consiglio comunale in aula si è discusso sulle tariffe proprio dell’affidamento del teatro e alcuni atteggiamenti non mi sono piaciuti. Lo dico con estrema sincerità. Quando si parla di bene comune, siete pregati di lasciare la politica a parte. Non mi è piaciuto l’atteggiamento di Forza Italia che con Giovanni Aprovidolo punterebbe a cifre enormi pur sapendo che con quelle cifre nessuno si sognerà mai di provare un’avventura a Cardito.

Il teatro in queste zone è un’impresa difficile perché costa e non è facile abbattere i costi di un cartellone dignitoso e riempire la sala nei vari appuntamenti. Né tanto meno ci si può permettere spettacoli di grido considerando l’esigua capienza della struttura, per questo tutto deve essere studiato nei minimi particolari. Certo, c’è il bar, attività collegate, ma se non ci porti gente non c’è introito. Senza introiti risulta difficile investire in cartelloni e ospiti di qualità. Senza ospiti di qualità non c’è gente. Senza gente non c’è introito.

E allora almeno su questi temi evitate speculazioni e la voglia di mettere in difficoltà il sindaco perché così facendo rischiate solo di trasformare un’opera di grande valenza sociale e culturale realizzata grazie a Cirillo, nell’ennesimo monumento abbandonato nel degrado. Lo scrivo oggi, a futura memoria. Almeno su questi temi, evitate scontri e giochini di natura politica sulla pelle dei cittadini e di Cardito. Anche perché la posizione di Aprovidolo non è stata condivisa nemmeno dalle opposizioni. Iorio si è astenuto mentre Andreina Raucci e Nunzio Raucci sono scappati dall’aula senza partecipare al voto. A dimostrazione che la minoranza non solo è divisa ma è inesistente come peso politico e come qualità. Nemmeno sulla gestione del teatro riescono a trovare una proposta unitaria e soprattutto credibile. Non ci hanno fatto una bella figura perché quel teatro ormai è un pezzo di comunità e va valorizzato come merita, mettendo su carta le giuste condizioni che possano attirare professionisti o associazioni capaci di gestirlo garantendo un’offerta culturale di livello.

Il Comune su quel teatro non deve fare business ma deve favorire l’attività sociale, la partecipazione, la cultura, come momenti di crescita collettiva, di svago e di comunità. Dall’aula è arrivata un’altra lezione di Forza Italia. Non hanno aperto bocca sullo stadio, niente da dire sui campetti “Lino Romano”, guarda caso tutta la speculazione del mondo la vogliono dalla gestione del teatro.

Così no. Non va bene innanzitutto perché viene meno l’amore per Cardito. E mi fermo qui nonostante ci sarebbe tanto altro da aggiungere.

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CARDITO. L’Amministrazione imbarazzata sul caso Nicola Caprio tiene il confronto sul conflitto di interesse a porte chiuse

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CARDITO – Consiglio comunale su Nicola Caprio, l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Cardito che ha partecipato ad un concorso per il posto fisso da educatore sociale bandito dall’Azienda speciale di cui il Comune di Cardito è tra gli azionisti. Un coflitto di interessi enorme arrivato in aula grazie ad una iniziativa dell’opposizione. Prima di iniziare a discutere il colpo di scena: il presidente dell’Assise Antonio Giangrande chiede la sospensione della seduta. Grande imbarazzo in sala per individuare una via di uscita che non ridicolizzasse Caprio e di conseguenza l’intera coalizione di governo. Si sceglie la strada peggiore, altro che trasparenza. E per percorrerla si deve sacrificare proprio Antonio Giangrande: il presidente si assume la responsabilità di mettere alla porta il pubblico e la stampa presente invocando la seduta a porte chiuse. A tutela della dignità dell’assessore. Certificando che si tratta di un episodio imbarazzante, che ha creato malumori nella stessa maggioranza ma hanno cercato di limitare il danno d’immagine almeno nell’opinione pubblica evitando che il dibattito su Caprio potesse essere ascoltato dai cittadini.

Quando la politica non doveva necessitare di accontentare i tiragiacca per risolvere i problemi degli amici tengofamiglia e clochard della politica c’era ancora un’etica nella gestione della “cosa pubblica”, un episodio del genere non era nemmeno immaginabile. Invece nei tempi moderni trovi pure assessori che mentre sono in carica da controllori in nome del posto fisso, non ancora raggiunto alla modica età di 43 anni, decidono di rivestire la carica anche dei controllati con la sicurezza di avere un piatto da mangiare ogni giorno, compresa la pensione.

La politica crea opportunità per la collettività. In questo caso si crea l’opportunità per se stessi. Anche se non c’è un problema di legalità parliamo, però, di un conflitto di interessi grande quanto una casa. Al punto che lo stesso sindaco Cirillo ci ha tenuto a ribadire che “quando Caprio è stato nominato assessore, il capo dell’Amministrazione non era a conoscenza della sua partecipazione al concorso bandito dall’azienda speciale di cui fa parte il Comune”. Un modo elegante per prendere le distane dall’episodio. Ha difeso il suo assessore, com’è giusto che sia, tutelandolo con le porte chiuse, ma prima di chiuderle ha sottolineato con garbo la sua estraneità rispetto ad un “caso” che vede Caprio come unico protagonista. Insieme a chi lo ha sponsorizzato come assessore, ossia il consigliere Oreste Bandiera. Continuano a giustificare un atto che politicamente crea solo imbarazzo e denota la totale mancanza di etica nell’approccio alle istituzioni e assenza di valori nobili.

Come è andata a finire nessuno lo sa perché, come detto, il dibattito si è svolto a porte chiuse. Le indiscrezioni trapelate, non lasciano spazio agli equivoci. L’opposizione ha sollevato il caso e lo ha stigmatizzato in Assise, Caprio ha incassato il colpo ed ha fatto sapere attraverso i suoi sponsor che penserà alle dimissioni di assessore solo in caso di conquista del posto fisso, praticamente solo una volpe come lui poteva elaborare questo pensiero. L’etica che evidentemente non vi è presa in considerazione in questa vicenda, vuole che le dimissioni da Assessore arrivino già ieri, ossia prima dell’esito del concorso. Se dovesse essere bocciato, si accontenterà del mensile di assessore e resterà in carica. Fa già ridere così. Ogni parola sarebbe superflua

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