Continua la guerra a distanza tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, che il segretario Pd Enrico Letta e il neo presidente del Senato Ignazio La Russa hanno provato a stemperare. In particolare, si punta a ricucire il rapporto umano fra i due leader, al fine di favorire il confronto politico necessario per la nascita del nuovo governo.
Tuttavia, ad uscire finora vincitore da questa impasse è il leader della Lega Matteo Salvini, il cui partito ha incassato la presidenza della Camera e si avvia ad avere altri cinque o sei ministeri, tra cui anche quello dell’Economia con Giorgetti. Inoltre, nel caso in cui dovesse sfilare il prefetto Matteo Piantedosi, la Lega potrebbe ottenere anche il Viminale, con Nicola Molteni fra i papabili.
Intanto, Berlusconi è rientrato ad Arcore, laddove è descritto sempre più irritato dalle ultime uscite pubbliche della Meloni, e dopo aver letto le ricostruzioni dei giornali. Infatti, il leader di FI resta convinto che si debba fare un governo insieme, ma spetta alla presidente di FdI formulare la proposta.
Al momento però, dopo lo strappo tra i due partiti, la Meloni non sembra intenzionata a nuove concessioni, dopo aver proposto quattro ministeri agli azzurri, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani e la Pubblica Amministrazione per Elisabetta Casellati. I più, nella maggioranza, sono ancora convinti che alla fine prevarrà la realpolitik.
Invece, nel centrodestra viene liquidata la suggestione di un approccio con il Terzo Polo, come afferma l’ex An Maurizio Gasparri:
“L’unico governo possibile è quello di una coalizione di centrodestra. Una coalizione con equilibri scolpiti dagli elettori”.
Rincara la dose Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, il quale ha così dichiarato:
“La squadra di governo terrà conto della rappresentatività dei partiti alleati”.