NAPOLI – In gergo, noi napoletani, quando andiamo all’estero siamo soliti dire: “Nun ce sta niente a fa, c’avimma sempre distinguere” ed è vero. Napoli è una piccola nazione nella nazione. Siamo la terza repubblica all’interno dello stivale dopo San Marino e Città del Vaticano e lo dimostrano i risultati delle ultime elezioni politiche.
Mentre il resto d’Italia si tinge di blu, ai napoletani invece piace il giallo, quello dell’assistenzialismo, del pressapochismo, della sprovvedutezza, del precariato della politica e dell’incompetenza.
Mentre gli italiani portano agli onori della cronaca politica Giorgia Meloni col suo 26,06% nella coalizione di centrodestra vincitrice di queste elezioni col 43,87%, a Napoli si registra la vittoria del Movimento 5 stelle col 41,36% facendo registrare sette dei nove seggi uninominali assegnati al partito di Conte.
Una visione della politica in controtendenza da sempre quella dei napoletani, che da sempre con le proprie scelte relegano la propria città ai margini della società.
Adesso sarà bello vedere, magari con la guida di Giorgia Meloni chissà, come si comporterà il futuro governo di centrodestra, nei confronti della città di Napoli, che non solo non ha preferito il programma dei conservatori italiani ma che presenta pure un’Amministrazione targata PD.
Purtroppo a farla da padrona nella vecchia capitale del Regno di Napoli è ancora quel sentimento personalistico che consente ad ogni singolo individuo di pensare prima e solo ai propri interessi. Per intenderci, il sentimento del “si salvi chi può”.
Ed è proprio quel sentimento, basato sulla voglia di tutelare e rinforzare i sussidi del Reddito di Cittadinanza che ha permesso al partito di Conte di far entrare in Parlamento gente semianalfabeta che pone la nostra città ai margini della futura agenda politica.
Si miei cari lettori, avete letto bene: semianalfabeti.
Perché chi ha votato il M5S in realtà non conosceva affatto i personaggi che questa legge elettorale balorda ha consentito di far eleggere. Una legge che ai partiti tradizionali, almeno a Napoli, gli si è ritorta contro.
E ora!? Ora i napoletani non hanno più alcun alibi. Se le cose, in questa città, per i prossimi cinque anni, non andranno secondo i loro desideri, a partire dalla conferma del Reddito di Cittadinanza, sarà solo ed esclusivamente colpa loro.
D’altronde è da un mese che non si fa altro che dire che Giorgia Meloni, una volta eletta, si batterà affinché sarà abolita la misura del Reddito di Cittadinanza e con Conte, oramai relegato all’opposizione, quali garanzie avranno i percettori? Nessuna. Ecco perché la cosa utile da fare è sempre quella di informarsi sulla vita politica del proprio Paese e non alzarsi dalla sedia solo quando si deve votare, scegliendo, tra l’altro, sempre quello che fa più comodo a se stessi.
Purtroppo per Napoli e per i napoletani l’aforisma che recita: “Il livello culturale della politica che amministra un Paese è di pari livello a quello di chi lo elegge” non è mai stato così attuale.