Tra le tante reazioni all’indomani del voto, c’è stata anche quella veemente del filosofo Massimo Cacciari, che si è espresso duramente nei confronti del Pd e in particolare della strategia adottata da Enrico Letta:
“So che i miei auspici sono patetici, ma mi auguro che il Pd faccia i conti in casa. Al Pd è mancato tutto. È un partito che da anni non fa un congresso serio, dove i segretari vanno e vengono o sono chiamati dall’estero come Cincinnato, dove le correnti si confrontano tra di loro esclusivamente per i posti garantiti in lista. È un partito che non ha più radicamento in molte regioni italiane. È, insomma, un partito tutto da rifondare. Ma se nel Pd, non se ne vogliono rendere conto, allora è proprio vero che Dio acceca chi vuole perdere”.
Poi, definisce ‘scontatissimo’ il risultato di Fratelli d’Italia, aggiungendo:
“Con questo sistema elettorale, il centrosinistra è andato a giocare a briscola con le regole dello scopone. Era evidente che perdesse. Questo è un sistema elettorale che premia la coalizione. Gli altri due dati più rilevanti, sono la rimonta del M5s al Sud e il corrispondente crollo della Lega nelle regioni centro-meridionali. La Lega è in una situazione di palese difficoltà e quindi, dovranno fare i conti al loro interno. Vediamo che la maggioranza di chi ha votato, ha preferito partiti che in qualche modo erano all’opposizione. Anche su questo, le forze politiche ultra-governative come il Pd dovrebbero ragionare. Il governo Draghi sarà stato pure il miglior governo del mondo, ma fatto sta che il popolo sovrano ha votato chi era contrario al governo uscente. E non tengo conto degli astenuti, perché altrimenti la maggioranza sarebbe stata schiacciante. Quindi, cari fanciulli del Pd, ragionate”.
Inoltre, commenta il dato sull’astensionismo: “Non c’è nulla di particolarmente grave nel dato in quanto tale. In tutte le democrazie mature, l’astensionismo arriva anche al 40%. Il dato grave, è cosa significa l’astensione da noi. Dobbiamo cumulare il dato dell’astensione alla mobilità del nostro voto”.
Infine, chiosa finale dedicata alla totale assenza di radicamento territoriale dei partiti e su Ligi Di Maio:
“Un leader politico torinese doc come Piero Fassino, si è candidato a Venezia. Il ferrarese Dario Franceschini, si è presentato a Napoli. E perché lo hanno fatto? Perché non hanno neanche un radicamento territoriale. Ma v’immaginate Andreotti che non si candida a Roma o a Frosinone? Sono tutti politici che non hanno una storia. Di Maio? Dopo la sua scissione dal M5s, effettivamente c’è stata una risalita del Movimento. E infatti Di Maio, che era il governativo dei 5 Stelle, ha pagato perché è stato al governo senza combinare niente. Anche la sua figura come Ministro degli Esteri era assolutamente pietosa, diciamo la verità. Ma poi perché Di Maio è andato via dal M5s? Per combinare che cosa? Con chi pensava di riciclarsi?”