Era il febbraio 2017, quando a Giovanni Panariello, operaio di Torre Annunziata, venne diagnosticato un mesotelioma per essere stato esposto ad amianto. Poi, l’uomo, morì nel dicembre di quello stesso anno, all’età di 66 anni.
Tuttavia, il giudice Beatrice Marrani del tribunale di Velletri, ha condannato l’INAIL a riconoscere l’indennizzo da malattia professionale agli eredi, che si attesta intorno ai 110 mila euro, comprensivo anche del fondo vittime amianto, e una rendita mensile alla vedova di circa 2 mila euro al mese.
Nel corso della sua vita, il 66enne ha svolto numerosi lavori, tra cui quello di commercio e pulizia dei materiali di scarto, consistente nella scoibentazione dell’amianto presente nelle carrozze ferroviarie. In particolare, dopo la sua morte, l’INAIL ha negato l’indennizzo a moglie e figli, poiché contestava non solo il nesso causale tra il decesso avvenuto per amianto e l’attività lavorativa, ma la stessa esposizione all’asbesto.
Pertanto, come afferma il legale della famiglia, l’Avvocato Ezio Bonanni, ha così precisato:
“L’INAIL ha negato l’evidenza e le sue stesse conclusioni, evitando per l’ennesima volta di riconoscere i diritti degli eredi di una vittima amianto. Un uomo che ha lavorato tutta la vita per poter sostenere la sua famiglia e che si è ammalato proprio di mesotelioma, una patologia gravissima che lo ha portato via in meno di un anno“.