Svolta nell’inchiesta sugli appalti delle ferrovie, che hanno portato al sequestro di beni a carico del 68enne Nicola Schiavone, finito in carcere lo scorso maggio, perché ritenuto storico socio e prestanome del capoclan Francesco ‘Sandokan’ Schiavone.
Tuttavia, il Tribunale del Riesame di Napoli, ha annullato tale provvedimento, disponendo anche l’annullamento riguardante i beni sequestrati alla moglie e ai tre figli di Nicola, oltre agli altri due indagati Vittorio Scaringi e la madre Anna Maria Zorengo.
Pertanto, tutti gli indagati, accusati di riciclaggio e intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa, possono rientrare nella disponibilità dei beni, per un valore di quasi 50 milioni di euro. Tra questi, figurano 32 immobili siti ad Aversa, Giugliano, Roma, Cerveteri e quasi un milione di euro di liquidi.