La guerra fa ancora paura, ma il desiderio di festeggiare la Santa Pasqua con i propri cari e nel proprio Paese, può rivelarsi più forte di tutto. Infatti, molti ucraini si dicono ormai stanchi di sentirsi dei rifugiati, soprattutto chi ancora una casa ce l’ha e perciò, molti di loro torneranno giusto in tempo per la Pasqua ortodossa di domenica.
In particolare, secondo i dati di Kiev, sono poco più di un milione gli ucraini tornati a casa dal 24 febbraio, alcuni per combattere o per dare una mano, la maggior parte per rientrare e per tentare di trovare una nuova normalità. Alla frontiera di Medyka, in Polonia, auto e tir formano un serpentone senza coda, con la testa all’Ucraina.
A tal proposito, è stata intercettata Diana, la quale per farsi capire usa il traduttore del telefono. Ecco il suo racconto:
“Vado a prendere mio figlio a Leopoli e se è la situazione è sicura, torniamo a casa, a Chernihiv. Siamo scappati il 20 marzo, c’erano molti bombardamenti. Mio figlio ha 15 anni, non è un bambino, ma tremava dalla paura. Ho preso lui e altri due bambini e li ho portati via con noi. Quei ragazzi non erano figli miei, ma i loro genitori non potevano andarsene e io non potevo lasciarli lì. In Polonia mi hanno aiutato dei volontari, adesso però voglio tornare a casa. Raggiungiamo mio marito, lui è un militare e ha difeso Chernihiv”.
Quindi, la capitale, come da consuetudine, di svuoterà durante il weekend di Pasqua, per riunire le famiglie. Inoltre, Onufrij, primate della chiesa ortodossa ucraina rimasta fedele al patriarcato di Mosca, ha chiesto un ‘cessate il fuoco’ da oggi fino al giorno di Pasqua, proponendo anche una processione di preghiera da Orikhiv fino ad Azovstal per poter portare aiuti, evacuare i civili e i soldati feriti. Tuttavia, si è trattato soltanto dell’ennesimo appello ad una tregua, rimasto inascoltato.