POLITICA

Elezioni in Francia, la sinistra alla prova

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FRANCIA – Oggi, domenica 10 aprile, i francesi sono chiamati alle urne per esprimere le loro preferenze in occasione delle elezioni presidenziali. A cinque anni dalla vittoria del socialista e liberale Emmanuel Macron, i cittadini d’Oltralpe potranno scegliere il prossimo Presidente della Repubblica Presidenziale francese tra ben 12 candidati selezionando coloro che si sfideranno al turno di ballottaggio il prossimo 24 aprile.

Le elezioni di una figura così rilevante e di prestigio è di certo importante ed ancor più in un momento di tensione internazionale quale quello determinato dall’esplosione del conflitto russo-ucraino.

Se a destra la competizione è serrata, di certo a sinistra la situazione non è diversa. Il Consiglio costituzionale ha convalidato ben sei candidature di cui solo una sola in grado di registrare re intenzioni di voto superiori al 10% è quella di Jean-Luc Mélenchon, alla sua terza prova elettorale. Oltre al leader di La France Insoumise, ad aver ufficializzato la propria candidatura sono stati Anne Hidalgo, sindaca di Parigi e dirigente di spicco del Partito Socialista, il rappresentante dei Verdi Yannick Jadot, l’esponente di Lutte Ouvrière Nathalie Arthaud, Philippe Poutou del Partito Anticapitalista e Fabien Roussel del Partito Comunista. Sommate, le intenzioni di voto in favore di questi sei partiti arrivano al 26%; un fatto a dir poco grave considerando che, al primo turno delle presidenziali del 2012, il solo Partito Socialista era riuscito a ottenere il 28% delle preferenze.

A destare preoccupazioni sullo stato di salute della sinistra francese non sono soltanto il sovraffollamento di partiti e le proiezioni di voto molto basse, ma anche (e soprattutto) l’assenza di socialisti, verdi e radicali dal dibattito politico. Per tutta la durata della campagna elettorale, la sinistra non è stata in grado di imporre nessuno dei suoi temi più tradizionali; fatto ancora più grave, le intenzioni di voto sembrerebbero far supporre un ampliamento del divario che da anni separa politica ed elettorato. 

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