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Napoli

Draghi a Napoli per il Patto col sindaco, corteo di disoccupati e striscioni sul Maschio Angioino

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Corteo di disoccupati organizzati e striscioni sul Maschio Angioino oggi a Napoli, per la visita del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in città per firmare il Patto per Napoli con il sindaco Gaetano Manfredi. “No armi, sì lavoro”, uno degli slogan che si legge sugli striscioni. In piazza diversi gruppi di disoccupati e sigle, tra cui il Movimento Disoccupati 7 Novembre. I disoccupati hanno annunciato l’intenzione di consegnare un documento per la vertenza a Draghi. Lo striscione è stato posto davanti alla rampa del Maschio Angioino, dove oggi è atteso il premier Draghi per la firma del Patto per la città. È stato affisso dalle prime ore di questa mattina dai disoccupati del movimento di lotta ‘Disoccupati 7 novembre’.

Il presidente del Consiglio firmerà il Patto per Napoli che salvare la città dal dissesto e aiutare a ripianare il disavanzo da 5 miliardi di euro. Il Governo ha garantito un contributo di 1,3 miliardi di euro in 20 anni, dei quali i primi 500 milioni nei primi 5. All’erogazione delle risorse saranno accompagnate altre misure, prese a livello locale, come l’aumento dell’addizionale comunale Irpef fino a +0,2 per cento e la tassa di imbarco di 2 euro all’Aeroporto di Capodichino, che scatteranno a partire a partire dall’anno prossimo. Oltre ad un aumento delle riscossioni e della lotta all’evasione. La riscossione dei tributi locali sarà affidata probabilmente a società private. Dopo la firma del Patto per Napoli, il Presidente del Consiglio Mario Draghi, che è accompagnato anche dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, andrà in visita al Rione Sanità. Il premier è atteso alle 11,45 alla Basilica del Rione Sanità, sarà accompagnato anche dal sindaco Manfredi.

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Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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