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Napoli

Donna minaccia e picchia il vigilante al Vecchio Pellegrini

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Paura al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Vecchio Pellegrini”, dove poco dopo la mezzanotte, una donna di 36 anni ha minacciato e aggredito una guardia giurata. Ancora da chiarire l’esatta dinamica di quanto avvenuto. La donna, arrivata al di fuori dell’orario di visita, secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, si sarebbe lamentata del fatto che il padre fosse ricoverato da 4 giorni su una barella e che non avrebbe nemmeno ricevuto dai medici notizie sul suo stato di salute. Per evitare che gli animi si scaldassero ulteriormente, la guardia giurata ha accompagnato la donna all’esterno. Quando sono arrivati sulle scale, però, la 36enne ha reagito, aggredendo il vigilante. La colluttazione è stata interrotta dall’arrivo dei carabinieri della Compagnia Centro. Entrambe le persone, sia il vigilante che la donna, sono state poi curate dal personale sanitario. Per la guardia giurata 10 giorni di prognosi, per la 36enne 3 giorni. Sono stati invitati a sporgere denuncia.

Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde), che ha denunciato una “notte di assurda violenza al Pronto Soccorso dell’ospedale Pellegrini di Napoli. La peggio l’ha avuta una guardia giurata che è stata schiaffeggiata. Sono dovuti intervenire i carabinieri chiamati dai presenti per riportare l’ordine. La nostra solidarietà va al personale medico tutto e alle guardie giurate costretti a subire continui assalti da parte di gruppi di violenti e spesso anche di veri e propri criminali. Di questo passo ci scapperà il morto. Lavorare così è destabilizzante e umiliante. Cosa dobbiamo ancora aspettare per ottenere un presidio fisso di militari o uomini delle forze dell’ordine nei pronto soccorso del napoletano?”.

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Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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