Oggi un bimbo di 2 anni e mezzo, figlio di padre italiano e madre ucraina – che quest’ultima aveva portato con sé nel suo paese senza fare più ritorno– doveva rientrare in Italia. L’esecuzione del rimpatrio, però, è a rischio per l’attacco russo in Ucraina iniziato nella notte. A stabilirla è stato il Tribunale ucraino, a cui il padre del piccolo si è affidato ed era prevista nella giornata di oggi.
A lanciare l’allarme è l’avvocato Roberta Foglia Manzillo, che assiste e difende il 48enne di Ischia (Napoli). Quest’ultimo è il padre di M., il bimbo nato a luglio 2019 dalla relazione con una donna ucraina. Nel settembre del 2020 la donna è rientrata in Ucraina motivando il viaggio con la necessità di vendere un appartamento e di festeggiare il compleanno del padre.
Quel viaggio, concordato con il compagno, ha previsto un biglietto di sola andata. La donna, infatti, non ha fatto rientro in Italia ed il 48enne si è rivolto all’autorità giudiziaria per ottenere il ritorno del piccolo. Il Tribunale della città di Sumy, città confinante con la Russia della quale la donna è originaria, ha dato ragione al padre disponendo il rimpatrio del bimbo. La stessa decisione adottata anche dalla Corte d’Appello di Sumskyi, alla quale la madre si era rivolta per ottenere la sospensione del provvedimento, che ha rigettato l’istanza della donna fissando l’esecuzione del rimpatrio al 24 febbraio 2022.
La preoccupazione per il piccolo cresce ancora di più quando, alle 4 di questa notte, il presidente della Russia Putin ha annunciato l’operazione militare in Ucraina. “La nostra preoccupazione è che il rientro possa non avvenire”, spiega all’Adnkronos l’avvocato Foglia Manzillo, annunciando l’intenzione di rivolgersi al Ministero degli Esteri per avere rassicurazioni sull’operazione di rimpatrio del piccolo.