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Editoriale

CAIVANO Terra di Camorra amministrata da una politica connivente, incapace e ignorante

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CAIVANO – Era da parecchio che non mi dedicavo alla mia città, quest’eterna sconfitta, una landa desolata in provincia di lamiera, una città che non ha più nulla da offrire perché sventrata, stuprata e abbandonata prima dalla politica e poi dai suoi abitanti.

Oggi è terra di nessuno, proprietà di una camorra divisa tra narcotraffico e racket appena riesumato da pluripregiudicati fermi agli anni ’70 che nella loro vita da criminale, quella è l’unica cosa che gli riesce meglio, oltre a quello di piazzare qua e là qualche parente nel mondo del lavoro grazie alla connivenza della politica locale e mentre si ammazzano ragazzini cresciuti a pane e lupara, mentre quegli stessi ragazzini si mettono in testa di creare il proprio impero per sovvertire lo stato di cose in un mondo parallelo dove vige la legge sovversiva, qui i politici continuano a fare passerelle.

Addirittura si scambia un regolamento di conti come un fenomeno straordinario pur di strumentalizzare e immolarsi a soggetti anticamorra. Un tempo i veri uomini, i veri politici, quelli che non avevano paura di nulla, figuriamoci di un pagliaccio vestito da mafiosone, a questi politicucci da strapazzo e a questi nuovi santoni li avrebbe etichettati come i galli sull’immondizia. Ma sono consapevole che indietro non si torna e lo spettacolo che oggi mostrano le istituzioni è davvero raccapricciante.

Vi avevo lasciato come i dilettanti allo sbaraglio e vi ho trovato come i professionisti dell’improvvisazione. La classe dirigente caivanese fa acqua da tutte le parti e mentre davanti alle nostre telecamere abbiamo ascoltato in silenzio il Sindaco ammonirci dicendo che i bilanci si fanno alla fine dell’anno, abbiamo aspettato ansiosi di poter commentare qualcos’altro.

L’anno è passato ma dal punto di vista di azioni politiche, programmazioni e figurarsi i fatti, da quest’Amministrazione nulla è stato fatto. Questo esecutivo, sempre in piena crisi, ha prodotto il nulla cosmico. Per non parlare dei continui litigi e degli equilibri ancora da perfezionare.

Italia Viva che essendosi ritrovata con cinque consiglieri, mentre accusava Noi Campani di essere dei cambiacasacca, adesso recrimina l’Assessore e vorrebbe far tornare Pasquale Mennillo. Il prezzo lo pagherà, almeno stando alle ultime indiscrezioni, Pasquale Penza assessore del M5S e “genio assoluto dell’ecologia moderna” mentre Maria Donesi risulta essere tutelata dalla voglia di mantenerla in esecutivo del primo cittadino, nonostante la foto della stessa questa mattina campeggi sulla prima pagina di “Cronache di Napoli” insieme a quella del Consigliere Giamante Alibrico e l’ex assessore per 5 giorni Claudio Castaldo perché indagati poiché da evasori fiscali verso il Comune di Caivano, al momento dell’investitura della propria carica, hanno dichiarato il falso.

Quindi, giusto per non farsi mancare nulla, quest’Amministrazione oltre a non aver prodotto nulla, all’interno del suo esecutivo e legislativo presenta anche elementi con profili di incompatibilità e da alcuni giorni anche indagati dalla magistratura e il Sindaco cosa fa? Consapevole della propria incapacità e della sua amministrazione nonché di quella della macchina burocratica nel recepire fondi sovracomunali, cerca di deviare l’attenzione mettendo le mani avanti e commiserandosi del fatto che il governo, le leggi o chissà quale complotto impedisce alla sua amministrazione di dotarsi di forze lavoro in grado di poter fare progetti atti al recepimento dei famosi fondi del PNRR o del Recovery Fund.

Già attraverso un suo post di alcune settimane fa come fatto anche attraverso un suo editoriale pubblicato su Repubblica il primo cittadino corre ai ripari, comunicando ai suoi concittadini che laddove non arrivasse tutta quella pioggia di milioni sulla quale ha fondato la sua campagna elettorale la colpa non è della sua incompetenza manageriale ma del fatto che il governo non permette al Comune di Caivano di assumere personale.

Così, da furbo, pone le basi per dare due risposte sul territorio a quanti hanno votato lui o qualche consigliere destinatario di “paccheri alla caivanese”. Da un lato sta dicendo che non arriveranno fondi e dall’altro lato sta comunicando che non si possono assumere nuove figure all’interno del Comune: hai visto mai che qualche suo eletto avesse da pagare qualche “cambiale” ancora sospesa dall’ultima campagna elettorale?

E per non finire qui, l’ignoranza – sempre politica – non ammette suggerimenti. Inutile anche lo sforzo delle opposizioni che ieri e oggi hanno protocollato due mozioni, dove la prima riguarda un bando di finanziamento per un importo massimo di € 30 mila per rimpinguare il corpo di Polizia Locale di mezzi mobili (auto, bici elettriche, motocicli) o di strumenti tecnologici (body cam, droni, dash cam) e la seconda riguarda il fondo promosso dal Mite (Ministero della Transizione Ecologica) e che prevede risorse pari a 27 milioni di euro per dare il via un programma di investimenti per l’installazione di eco compattatori nei Comuni italiani.

Anche qui sono sicuro che non si farà nulla, perché oltre all’ingnoranza – sempre politica – c’è anche la presunzione del personalismo che non vuole far “appuntare”, come si dice in gergo, la medaglia al petto all’opposizione e di questo passo non ci resta altro da fare che rassegnarci all’idea che Caivano sia destinata a finire sempre più nel baratro e sempre più nelle mani della criminalità organizzata.

Caivano

A CAIVANO si ripetono i Patti Lateranensi di memoria fascista per il pieno controllo del territorio.

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CAIVANO – Nel 1870, con la Presa di Roma, il Regno d’Italia aveva annesso quanto rimaneva degli Stati della Chiesa, ponendo fine al potere temporale dei papi. L’Italia delineò unilateralmente i suoi rapporti con la Chiesa e la Santa Sede nel 1871 con la legge delle Guarentigie, che Pio IX non riconobbe mai, appunto in quanto unilaterale, né lo fecero i suoi successori. Al contrario Pio IX nel 1874 interdisse la partecipazione dei cattolici alla politica italiana con la bolla papale denominata “Non Expedit”, attraverso la quale si dichiarò inaccettabile che i cattolici italiani partecipassero alle elezioni politiche del Regno d’Italia e, per estensione, alla vita politica nazionale italiana. 

Divieto gradualmente alleggerito, per poi essere annullato del tutto nel 1929.  Il desiderio di papa Pio XI di salvaguardare giuridicamente la libertà d’azione della Chiesa dopo l’avvento del Fascismo, assieme a quello del dittatore Mussolini di incanalare nel movimento fascista il cattolicesimo nazionale, portarono alla firma dei Patti Lateranensi. I Patti presero il nome del Palazzo di San Giovanni in Laterano in cui furono firmati. Li sottoscrissero il Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per la Santa Sede ed il Capo del governo primo ministro segretario di Stato Benito Mussolini per il Regno d’Italia. Quel giorno Mussolini disse “Sono più bravo di Cavour. A Caivano Patriciello disse: “La Meloni è stata più brava di Renzi e Conte

A distanza di 95 anni la storia si ripete a Caivano. Una parte della Chiesa caivanese in netta controtendenza con le idee del Papa e dei Vescovi – vedi le posizioni dei vescovi sullo Ius Soli e la visita del Papa fatta l’altro giorno a Emma Bonino – stringe un patto ben saldo col governo Meloni dichiaratamente fascista poiché mai smentita la voce sugli ideali di appartenenza dall’attuale Premier.

Dalla prima visita della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Caivano nulla è cambiato, a parte la riqualificazione dell’ex Delphinia, tra l’altro anche sottratto alla comunità caivanese, per il risanamento del territorio non è stata attuata nessuna misura in termini di riabilitazione sociale e culturale né instillati fondi all’interno del tessuto economico della città. Dall’ultimo report in nostro possesso degli € 27,9 mln dei fondi FSC sono stati spesi € 18.490.331, 87 di cui € 13.076.772,93 per la riqualificazione del Centro Delphinia.

Eppure una parte della Chiesa nella persona di Maurizio Patriciello, quello che rimane della destra caivanese e alcuni servi sciocchi abituati a vivere di lecchinaggio verso il potente di turno gridano ad alta voce “viva Meloni”. A distanza di 14 mesi possiamo asserire, senza tema di smentita, che il commissariamento straordinario di Governo per il risanamento del territorio di Caivano sia stato solo un atto di sostituzione del potere come tenterò di dimostrare in seguito.

Al punto tale che il prete Maurizio Patriciello sembra addirittura sia diventato parte integrante di tutte le azioni pensate dal governo centrale sul territorio. Tralasciando le parate militari a cui pare tanto piacciono alla toga caivanese – altro esempio di contraddizione: la Chiesa, la casa di Dio, un dio fatto di amore e pace che benedice e idolatra l’esercito e le forze belliche del Paese – prendiamo ad esempio un evento che si terrà nel Santuario di Maria SS di Campiglione lunedì 11 novembre che riguarda la Celebrazione del Centenario della Cappella dedicata ai Caduti.

Un evento fissato a distanza di dieci giorni dalla celebrazione della memoria dell’unico esempio di lotta all’antimafia caivanese Domenico Celiento. Quasi a voler mostrare i muscoli di una Chiesa forte e dominante in pieno accordo col governo centrale e in contraddittorio con la parte sana e laica della città.

Un evento che dimostra quanto ci sia commistione tra Chiesa e Governo e quanto poco scopo culurale ci sia osservando solo la sua nomenclatura, la stessa che si ripete poi anche in altri eventi come quello di Afragola che si è tenuto in queste ore alla Masseria Ferraioli in occasione della consegna dell’immobile destinato al centro per le donne vittime di violenza.

Oramai ci accorgiamo della presenza di una Prefettura totalmente asservita alla Politica e in questo caso al Governo Meloni. Mi domando, in effetti, se il Prefetto Michele di Bari in realtà conosce a fondo le vicende che riguardano i propri commensali o se si presenta agli eventi solo perché invitato. Mi domando inoltre se il Prefetto di Napoli sia a conoscenza dell’ultimo incarico ricevuto dal Prefetto in quiescenza Filippo Dispenza a Torino in qualità di membro del gruppo di prevenzione e contrasto all’illegalità sui fondi che serviranno a costruire quattro ospedali in Piemonte. Nomina ricevuta dal partito Fratelli d’Italia e che lo incardina precisamente nel ruolo di uomo di governo, una nomina politica in netto contrasto con quella prefettizia ricevuta a Caivano e che lascia intendere quanto la Prefettura sia ingerita dal Governo Centrale. Allora vorrei un attimo soffermarmi sul resto della nomenclatura che questo governo vanta di mettere in mostra insieme alla Chiesa di Campiglione che, secondo il mio modesto avviso, dato anche il mancato invito fatto al vero titolare della Chiesa Maria SS di Campiglione don Antonio Cimmino, è ingerita dal prete Patriciello.

Partiamo dalla Dott.ssa Pina Castiello, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega per il Sud e vicesindaco di Afragola nota alle cronache del territorio per essere stata oggetto di alcune dichiarazioni di un pentito di spicco del clan moccia: «Il boss Luigi Moccia era intimo amico dell’ex senatore (An) Vincenzo Nespoli, io Nespoli l’ho definito un criminale. Pina Castiello era molto vicina a Nespoli ed era a totale disposizione nostra, del clan Moccia». 

A parlare così al quotidiano Domani in un servizio del collega Nello Trocchia è il collaboratore di giustizia, Salvatore Scafuto, meglio conosciuto come Totore ‘a carogna, reggente per anni del clan Moccia, i signori della camorra. Il clan controlla Afragola, Caivano, anche il Parco Verde e, da tempo, fa affari e domina anche a Roma. Il collaboratore parla di Pina Castiello, sottosegretaria con delega ai rapporti con il parlamento, in prima linea nelle manifestazioni sul territorio, in foto con la premier, Giorgia Meloni, con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e con i vertici delle forze dell’ordine. Questo è quanto si legge sul quotidiano edito da Carlo De Benedetti.

Inoltre la Sottosegretaria Pina Castiello anche se risulta essere residente a Formia dove vive il figlio con i nonni, nei suoi momenti di relax che la tengono lontana dalle fatiche romane, vive proprio a Caivano in un ranch con attiguo tiro al volo e quagliodromo che presenta alcuni profili di abusivismo, specialmente per quanto riguarda i sottotetti, oggi trasformati in veri e propri appartamenti, per non contare il fatto che la licenza sia stata sicuramente rilasciata per casa di alloggio per uso agricolo data la destinazione d’uso dei terreni e non certamente per una villa di lusso con tanto di piscina per come si presenta nelle foto.

Ranch di proprietà della Famiglia della Sottosegretaria Pina Castiello

Ma questo è il segreto di Pulcinella dato che di questo argomento se ne è sempre parlato ma nessuno mai delle istituzioni che vantano legalità e rispetto delle leggi ha mai avuto il coraggio di approfondire la questione. Inoltre da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo quel villone che insiste su terreno agricolo che presenta locali commerciali al piano terra che dovrebbero fungere da deposito e appartamenti per un totale di 16 vani, non risulta presente nei registri del Comune di Caivano sotto il profilo dei tributi TARI. Infatti gli abitanti di quella struttura non pagano la TARI e a quanto pare il servizio di igiene urbana su quell’immobile viene espletata dalla ditta dei rifiuti del Comune di Afragola dove la Sottosegretaria Pina Castiello espleta il ruolo di vicesindaco.

La stessa vicesindaco che presta il suo ufficio di via Oberdan per un incontro tra il Sindaco Pannone e alcuni dirigenti del Comune di Afragola col titolare de facto di una ditta affidataria di un incarico di supporto all’Ufficio Gare e Appalti del valore di 134mila euro il cui Amministratore risulta essere il RUP della Centrale Unica di Committenza dell’area nolana a cui afferisce il Comune di Afragola per l’espletamento delle proprie gare d’appalto. Un conflitto di interesse grande quanto una casa prodotto proprio sotto gli occhi della sottosegretaria del Governo.

Per non contare tutti i processi in atto nel Comune di Afragola che riguardano il dominus politico della Castiello e le ingerenze che lo stesso fa all’interno dell’Amministrazione comunale.

Allora una delle mie riflessioni è rivolta anche al Prefetto Michele di Bari, sempre presente agli eventi del Governo centrale e del prete Patriciello e la coincidenza che si presenta sul mancato invio, finora, di Commissioni di Accesso in comuni amministrati dai partiti appartenenti al Governo centrale e che presentano tutti i crismi per essere sottoposti a indagini, come quelli di Afragola e di Poggiomarino dove in quest’ultimo nel 21 ottobre scorso i carabinieri di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea nei confronti del sindaco Maurizio Falanga, del vice sindaco di Poggiomarino Luigi Belcuore e di un imprenditore con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, il cui consigliere di Fratelli d’Italia Giuseppe Orefice, estraneo ai fatti di cui sopra, ma citato nelle documentazioni prodotte dalla Procura come cugino del pregiudicato Giovanni Orefice appartenente al clan di Rosario Giugliano risulta essere una conoscenza caivanese perché firmatario del contratto dell’appalto della mensa scolastica a Caivano e molto amico della ex Consigliera di Fratelli di Italia Giovanna Palmiero.

Una coincidenza che mi balza agli occhi e che unita alla nomina politica del Commissario Filippo Dispenza lasci immaginare quanto l’organo della Prefettura sia a stretto contatto con il Governo di centro destra.

Per quanto riguarda il dott. Fabio Ciciliano dovremmo scrivere a Chi l’ha Visto, dato che dalla sua nomina a capo della Protezione Civile a Caivano non è stato più visto, tra l’altro, al netto che il DPCM della sua proroga stenta ancora a comparire sul suo sito e forse sfuggito a noi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dopo l’emorragia di denaro pubblico, ampiamente descritto nei miei editoriali, e dopo le elezioni europee tenutesi nel giugno scorso, tutti i cantieri aperti dallo stesso risultano sospesi, al netto di quello che riguardano i locali e l’aula magna dell’Università Federico II nell’ex ICIF affidato a Sport & Salute SpA e dati in sub appalto ad un grande elettore di Fratelli d’Italia sul territorio.

Considerando inoltre il ruolo chiave del prete Maurizio Patriciello avuto sin dagli albori di questa vicenda legata all'”annessione” – come preferisco chiamarla io – di Caivano da parte del Governo Centrale, sembra proprio che questo accordo Stato-Chiesa in stile Patti Lateranensi sia finalizzato ad un controllo del territorio ben delineato.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che all’indomani del fallimento della Festa di Campiglione, in accordi con la Commissione Straordinaria, l’attuale Priore e Rettore del Santuario Maria SS Campiglione P. Dominic Praaven Lawrence dell’ordine dei carmelitani abbia accettato di farsi aiutare proprio dal prete anticamorra nell’organizzazione della prossima festa di Campiglione. Praticamente, grazie al governo Meloni e alle sue ingerenze per la prima volta la Festa di Campiglione non sarà organizzata da caivanesi bensì da un anglo-indiano e da un frattaminorese.

A tutto questo aggiungiamo che il Comune di Caivano sotto l’egida della terna commissariale prefettizia ha ritenuto opportuno di dotarsi di venti nuove figure amministrative di cui diciannove scelte attraverso un concorso Ripam condotto direttamente dal Ministero e una col metodo della mobilità attingendo la figura da un altro comune.

Bene, quest’ultima figura è stata scelta dal Comune di Calenzano in Provincia di Firenze e corrisponde ad un cittadino caivanese molto vicino al prete Patriciello per aver immortalato tutte le lotte fatte sul discutibile tema della “terra dei veleni” ed aver aiutato il prelato alla diffusione del messaggio sui terreni inquinati di Caivano, lo stesso messaggio che ha causato il fallimento di 5 aziende agricole che esportavano prodotti tipici in tutto il mondo. Stiamo parlando del fotografo Mauro Pagnano.

Attenzione, nulla quaestio, dal punto di vista del merito. Poiché tutto è stato fatto secondo le norme vigenti e Mauro Pagnano possiede tutti i requisiti ed è e sarà un’ottima risorsa che andrà ad arricchiere il quadro funzionario-dirigenziale del Comune di Caivano. Ottimo professionista che molto probabilmente ricoprirà il ruolo di dirigente – classe D – dell’Ufficio Anagrafe.

Quello che si discute è il metodo. Si poteva scegliere di assumere 15 con Ripam e 5 con mobilità? Si poteva scegliere di assumere tutti e venti con il metodo della mobilità? Perché la formula del 19+1? Anche questa è una coincidenza che lascia pensare a un tipo di politica clientelare, tra l’altro praticata stavolta da un organo non eletto dal popolo e che determina solo una mera sostituzione del potere sul territorio e non un vero e proprio cambiamento teso alla trasparenza come vogliono farci credere.

Quindi la mia domanda è: a chi sta giovando questa pseudo-riqualificazione del Governo Meloni? Siamo sicuri che dalla democrazia sporcata dalla vecchia classe dirigente con le sue commistioni e omertà non siamo passati alla gestione monocratica e teocratica del territorio tesa al Pensiero unico di memoria fascista? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Caivano

CAIVANO vive nel degrado per colpa degli avvelenatori dei pozzi. Hanno cercato perfino di infangare la memoria di Domenico Celiento

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CAIVANO – Strumentalizzare il Memorial Domenico Celiento organizzato dall’Associazione Caivano Legalitaria, vuol dire offendere la memoria di un eroe che si è distinto al costo della propria vita per la lotta contro la criminalità organizzata.

Voler per forza, ancora una volta, attribuire meriti e organizzazione agli eventi di Caivano Legalitaria a chi meriti non ne ha, non solo denota una scarsa informazione su un cambio di rotta della società caivanese ma denota anche un doloso avvelenamento dei pozzi.

Se Caivano vive nel degrado è proprio perché le generazioni che ci hanno preceduto hanno covato odio e rancore durante gli anni, sentimenti che hanno reso gli avvelenatori di pozzi, gente senza scrupoli, pronti a strumentalizzare e infangare qualsiasi cosa, anche quella più nobile e bella.

Peccato che alcuni di questi avvelenatori hanno generato anche qualche erede, molto pericoloso, in combutta con zone ombra della città, a cui eventi come quelli della celebrazione di un eroe anticamorra non piacciono perché guastano i piani degli amici dei parenti. Ma veniamo ai fatti.

Il Memorial Domenico Celiento parte dall’idea dei soliti due che molto stanno dando fastidio alla vecchia classe dirigente caivanese, il sottoscritto e il Presidente Giuseppe Libertino.

Due persone comuni, due cittadini caivanesi che, non avendo nessun legame con nessun personaggio politico appartenuto alla vecchia classe dirigente, hanno saputo mettere su tre eventi di diverse entità a cui la gente comune come loro, hanno saputo rispondere presente.

I caivanesi, quelli slegati da alcuni concetti politici e mafiosi, hanno risposto presente sia ad un evento popolare come quello del Food & Show al Castello, che con la loro presenza hanno gridato al mondo intero la loro voglia di tornare a vivere una vita serena e spensierata, lontana dai problemi atavici e dalle etichette impresse durante gli ultimi dieci anni – eppure qui c’è stato qualcuno che ha pensato che qualche politico li volesse distrarre col cibo, incredibile come alcune devianze siano così lesive per una collettività così viva – e sia ad un evento dall’alto spessore etico e morale come quello che riguardava la consegna del Premio ad alcune alte cariche dello Stato.

Chi è legato ad alcuni sistemi ben rodati, gli stessi che hanno reso Caivano una città dormitorio dedita allo spaccio di droga e alla criminalità diffusa, al posto di applaudire l’Associazione Caivano Legalitaria per aver premiato la Presidente del Tribunale di Napoli Dott.ssa Elisabetta Garzo, la Procuratrice Capo del Tribunale Napoli Nord Maria Antonietta Troncone, la Procuratrice del Tribunale dei Minori di Napoli Maria De Lunzerberger, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Paolo Leoncini che ha ritirato il premio per sé e per i Generali La Gala e Minicucci e don Tonino Palmese unico, vero esponente della Chiesa Cattolica in materia di antimafia – solo per citare i nomi più importanti – ha pensato bene volgere lo sguardo alla platea e scoprire che tra gli spettatori di un evento aperto al pubblico e non organizzato con inviti personali, c’era anche qualche ex Amministratore comunale, così, data la loro presenza, ha pensato anche di strumentalizzare tale evento e associare allo stesso, parole come “Malaffare, collusione con la camorra e processo agli imputati” dimenticandosi o non sapendo che se in questo evento ci fosse stato solo il minimo sentore dell’esistenza di almeno una di quelle parole usate, noi di Caivano Legalitaria, di sicuro non avremmo premiato quelle personalità mercoledì scorso.

E questi sono gli stessi che al posto di badare alle miglaia di caivanesi scesi in piazza a godersi uno spettacolo mai visto prima a Caivano, hanno badato ai nomi degli sponsor che rullavano attraverso il led wall sul palco. Hanno dato attenzione ai nomi di ex amministratori, non imputati e nemmeno indagati – è sempre bene ribadirlo – che per il bene di Caivano hanno messo a disposizione le loro disponibilità economiche. Avremmo fatto lo stesso con Sia Center laddove il bar del fratello dell’ex Consigliere Antonio Angelino fosse stato legittimo e richiesto dai proprietari come da loro stessa ammissione, praticamente si sono ritrovati un bar che non hanno mai richiesto. Peccato. Avremmo avuto l’occasione di offrire altri servizi all’interno della kermesse votata al food.

Quindi mi metto anche io a guardare la platea stavolta e una volta scorto che tra il pubblico non sedeva gente che ha parenti o affini prestanome di un boss detentore di una piazza di spaccio già noto alle Forze dell’Ordine, non sedeva gente che appartiene ad un Sistema ben rodato che fa rilasciare permessi di costruire e autorizzazione di attività produttive fasulle e nemmeno gente che grazie alla Politica oggi vanta di avere una professione come pochi, né tanto meno giornalisti azzeccagarbugli che per una concessione vendono l’anima al diavolo o blogger che per una manciata di euro al mese difendono a spadatratta il vecchio sistema corrotto dell’antimafia di destra, mi domando dove erano i politici che tanto vogliono vendersi per il nuovo che avanza? Dove erano gli Angelino? Al Memoria Domenico Celiento non c’erano persone da ammaliare e rendere seguaci. Dove erano i Senatori Russo o chi fa le sue veci? Stavolta non c’era nessun stadio simbolo della camorra da difendere. Dove era il prete? L’evento era aperto al pubblico, quando non è lui il premiato l’evento non è legittimato a divulgare il tema dell’antimafia? A cosa bisogna attribuire la loro assenza? Perché, da persone oneste e dedite al bene pubblico, scelgono di non celebrare la memoria di un eroe che ha dato la sua vita per la lotta alla camorra? A chi giova la loro assenza? Queste sono le domande che un buon giornalista dovrebbe farsi.

Fortunatamente per i caivanesi, stavolta a Caivano c’è un’associazione che sta facendo emergere la volontà dei cittadini di cambiare, di pretendere una nuova classe dirigente e di aprire una nuova era politica scevra dai vecchi sistemi e da solite ingerenze ed è per questo che alcuni esponenti di quel vecchio Sistema, servendosi di avvelenatori di pozzi, cercano e cercheranno fino alla fine di infangare e sporcare tutto quanto di bello si sta creando sul territorio.

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Caivano

VIDEO CAIVANO. Anche Bianca Berliguer a Rete4 illustra come la Premier Meloni abbia preso in giro i caivanesi.

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CAIVANO – Avevamo ragione noi! Caivano per il Governo Meloni ha solo rappresentato un’opportunità elettorale tesa alla fuoriuscita di denaro pubblico per poter foraggiare le aziende degli amici degli amici e aumentare il proprio consenso elettorale attraverso una campagna elettorale ben congeniata e ben organizzata.

L’ultima riqualificazione tangibile sul territorio è stata quella del Delphinia, tra l’altro, varo e taglio del nastro, guarda caso, avvenuto dieci giorni prima delle elezioni europee, dove i caivanesi non avendo l’anello al naso non hanno premiato la leader di Fratelli d’Italia, non hanno ascoltato falsi profeti e false promesse e sono andati avanti imperterriti nella loro idea di assistenzialismo votando il Mago di OZ come l’ha definito Beppe Grillo.

Dei 54 milioni spesi o da spendere a Caivano, sono stati visti solo i 13 assegnati alla Delphinia, anche se, a mio avviso: se per riqualificare, così come è stato riqualificato il Centro Delphinia è stata spesa realmente quella cifra, vuol dire che è stata spesa male o chissà in quale maniera.

Il 26 ottobre, cioè l’altro ieri, ci doveva essere l’inaugurazione del nuovo Campo Sportivo della Boys Caivanese, un’arena da 6000 posti a sedere e il nuovo quartier generale della Protezione Civile, dove ogni tanto il buon Ciciliano poteva venire a respirare aria criminale da bonificare e invece? In quell’area non è ancora entrato un camion! Ai cittadini caivanesi non interessano le lungaggini burocratiche, varianti in PRG o altre scuse. Come si è pubblicizzato che questo Governo mantiene le promesse allo stesso modo qui si denuncia tutto il resto delle prese in giro che questo governo ha attuato nei confronti dei cittadini caivanesi.

A dar ragione al sottoscritto e ai tanti che la pensano come lui ci ha pensato la collega Bianca Berlinguer che nel suo ineccepibile serivizio andato in onda ieri sera alle 23:30 su Rete Quattro nel contenitore “È sempre Cartabianca di Domenica” ha messo in evidenza lo spaccato di vita attuale nel Parco Verde a distanza di quattordici mesi dalla venuta della Premier.

Gli inviati di Bianca Berlinguer hanno ripercorso tutte le tappe già battute dalla testata di cui mi fregio esserne il Direttore (guarda qui), denunciando il fatto che dei 54 milioni previsti dal risanamento del territorio neanche un euro è stato dedicato alla riqualificazione e alla risoluzione dei problemi del Parco Verde, ha evidenziato come il resto dei cantieri iniziati durante la Campagna elettorale sono in stand by dalla data delle elezioni europee e come, in realtà, il Centro Delphinia sia stato sottratto alla comunità, impedendo perfino l’accesso ai minori delle famiglie meno abbienti, e non regalato ai ragazzini del Parco Verde come pubblicizzato dal prete Patriciello con il famoso “c’o vveco e nun c’o crer”. Faceva bene a non crederci perché ciò non è avvenuto.

Nell’esporre tutte le incongruenze tra quanto promesso e i fatti, l’autore del Servizio di Retequattro non ha sentito minimamente il bisogno di intervistare i soliti testimonial della legalità, i “professionisti” dell’antimafia o chi finora si è auto intestato il titolo di Salvatore della Patria. Altra dimostrazione, questa, che per informare in base alla verità, basta ascoltare il popolo, chi soffre i veri problemi e non badare all’opinione o le false promesse di personaggi allineati al potere. Meditate gente, meditate.

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