Lettera al Direttore:
Siamo un movimento spontaneo auto costituito (Precari Uniti CNR), e le scriviamo a nome dei lavoratori precari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che ogni giorno, con passione e impegno, cercano di dare il proprio contributo alla Scienza e all’Innovazione del nostro Paese, pur lottando dal 2016 per il raggiungimento di una stabilità contrattuale.
Nell’ultimo decennio, in Italia, gli Enti Pubblici di Ricerca (EPR), che dovrebbero avere adeguati finanziamenti per definire la visione strategica della classe politica di una nazione moderna, stanno subendo un drammatico confinamento e innumerevoli restrizioni economiche in antitesi con l’importanza e il valore della Scienza e della Ricerca finalizzate a migliorare la qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente. Allo stesso modo, da molti anni, noi lavoratori della Ricerca dobbiamo affrontare molteplici difficoltà, dovute principalmente a contratti flessibili, spesso rinnovati di mese in mese, oltre che sottopagati, se confrontati con la media stipendiale europea.
Grazie al D.Lgs 75/2017, altresì noto come “Legge Madia”, nel dicembre 2018, al CNR, circa 1400 lavoratori della ricerca hanno potuto partecipare a una procedura concorsuale di stabilizzazione per titoli e colloquio e con soglie di sbarramento. Dal giorno della pubblicazione delle graduatorie sono ormai passati anni durante i quali abbiamo sofferto per i ritardi con cui si sono attuati i vari scorrimenti, che si sono poi arrestati a luglio 2020. Inoltre, al CNR, una parte dei lavoratori stabilizzabili senza concorso non è ancora stata assunta, mentre per altre categorie non è stata nemmeno attivata la procedura concorsuale riservata, escludendole di fatto dalla procedura di stabilizzazione.
Nel 2021 erano state finalmente predisposte tutte le condizioni legislative e finanziarie per concludere il processo di stabilizzazione dei precari storici di tutti gli enti di ricerca italiani. Infatti, nella scorsa Legge di Bilancio (2020), era stato previsto un incremento del Fondo Ordinario per gli EPR pari a 25 milioni di euro a decorrere dall’anno 2021 dedicato “… esclusivamente per l’assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca in modo da assicurare l’integrale copertura delle spese connesse alle attività dei ricercatori stabilizzati”. Il decreto di riparto emanato lo scorso luglio dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) ha tuttavia clamorosamente stravolto la volontà del Legislatore, dimezzando la somma stanziata alle stabilizzazioni e destinando al CNR poco più di 3 milioni di euro, che comportano l’assunzione di 51 unità di personale precario a fronte dei quasi 400 precari storici. Nei fatti, 350 precari del CNR, lavoratori con esperienza più che decennale, rimarrebbero senza contratto dopo il 21/12/2021, data in cui scadranno le graduatorie di stabilizzazione. Il Decreto emanato dal MUR è in palese contrasto con gli obiettivi del Legislatore, tanto che le Commissioni Cultura di Camera e Senato hanno chiesto un incontro con la Ministra, e sono state depositate due interpellanze parlamentari lo scorso luglio a nome dell’On. Melicchio (M5S) e del Sen. Verducci (PD).
Ciò che traspare da quanto esposto è la volontà di cancellare un’intera generazione di ricercatori con competenze accertate e verificabili dalla partecipazione a progetti nazionali e internazionali nonché dalle relative pubblicazioni scientifiche, spesso formatisi all’interno dell’Ente stesso. La situazione è ancora più grave perché nel contempo un’ulteriore sacca di precariato si sta formando all’interno del CNR, e nuovi precari hanno maturato i requisiti alla stabilizzazione.
In un momento storico in cui Scienza e Ricerca rappresentano un pilastro fondamentale per ogni Paese avanzato, tutto ciò è ancora più inaccettabile. Il mondo della ricerca sarebbe infatti depredato di una risorsa fondamentale, il personale, che è stata ingiustamente e ripetutamente sfruttata negli anni con contratti a termine, e che, al momento di riconoscerne il lavoro e il valore con l’assunzione, viene messa alla porta dal proprio ente.
Ringraziandola per l’attenzione che vorrà porre in merito a questa drammatica situazione, e disponibili a fornirle ogni ulteriore informazione necessaria,
porgiamo i nostri più cordiali saluti.