Dopo la prima settimana di rodaggio, il certificato verde continua a tenere banco. Il tema è sempre più caldo e sta avvelenando anche il mondo della scuola.
Proprio l’obbligo imposto al personale scolastico è uno dei nodi che ieri ha fatto saltare la trattativa con i sindacati, che non hanno firmato il protocollo sulla sicurezza delle scuole in vista della ripresa delle lezioni.
L’incontro con i tecnici del ministero è stato aggiornato a dopo Ferragosto, ma le posizioni sono ancora distanti anche sulle modalità di verifica delle certificazioni, sui tamponi e sul distanziamento in classe.
Lo strumento scelto per arginare la salita dei contagi e incrementare la campagna vaccinale, fa discutere, ma il governo è determinato a far rispettare la nuova norma. Soprattutto a Ferragosto, con le località turistiche prese d’assalto.
Chiariti i dubbi sull’applicazione del decreto e sui controlli, è anche il mondo del lavoro a non trovare un accordo sull’uso della certificazione.
In assenza di una norma nazionale, le aziende cominciano a muoversi in ordine sparso e i sindacati sono in fibrillazione.
Dopo la conferma dello sciopero proclamato dalla Hanon Systems di Campiglione Fenile, specializzata in componenti elettrici, contro l’obbligo di green pass per accedere alla mensa, sempre in Piemonte, la Trilix di Nichelino, azienda di progettazione stile per l’automotive del gruppo Tata Motors, ha comunicato via mail ai suoi 80 dipendenti che al rientro da un periodo di ferie superiore alla settimana ciascuno dovrà recarsi all’ufficio personale per esibire il green pass.
E chi non ce l’ha? Basterà un tampone negativo eseguito nelle ultime 48 ore, ma a proprie spese. Per la Fiom Cgil di Torino si tratta di «una grave violazione della legge e delle norme a tutela della privacy (con costi ingiustificati dei tamponi in capo ai lavoratori)». Una questione che verrà posta all’attenzione del Garante. Perché, sottolinea il sindacato, «è vietato alle imprese accedere alle informazioni sanitarie dei dipendenti mentre, in assenza di una legge sull’obbligo vaccinale per i lavoratori dell’industria, è illegittimo condizionare l’ammissione al lavoro sulla base del possesso del green pass».
La questione è delicata. I sindacati non sono contrari al pass, che ritengono uno strumento utile per sostenere la campagna vaccinale. «Ma non può diventare il modo surrettizio per scaricare sulle relazioni sindacali l’obbligo alla vaccinazione, che rimane in capo alla legge. E per i non vaccinati, chi paga i tamponi?», chiedono Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil e il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.