Casavatore: incalza la querelle estiva, complice la temperatura rovente, all’interno della maggioranza una e trina nel piccolo Comune all’ombra (in tutti i sensi) di Casoria. Un j’accuse insolitamente affidato al social di Zuckerberg quello di una consigliera di maggioranza, visto che nel civico consesso vige presumibilmente un oscuro divieto di esprimersi, uno sfogo che svela tuttavia il segreto di Pulcinella: un’amministrazione più attenta a nomine apicali che ai bisogni dei cittadini, a vantaggio di professionisti non residenti. Con risultati semplicemente non pervenuti in un Paese che attende ancora i miracoli promessi in campagna elettorale, e che deve adesso fare i conti con la fuga improvvisa finanche dei tifosi. Succede, quando in una stessa commedia si pretende di far recitare più attori protagonisti: ne viene fuori un pessimo film. In risposta al legittimo sfogo, arriva puntuale la prebenda da parte di un componente eletto nella stessa lista: nomina tu l’assessore che vuoi, che sia residente, e pace sia fatta. “Voglio vedere questa dove vuole arrivare”, sembra ribadire: do ut des o, se preferite, quid pro quo: ma teniamo insieme disperatamente i pezzi di questa maggioranza. Ci si domanda, legittimamente, ma per fare COSA? L’eutanasia politica di questo triumvirato, pardon, sodalizio, rimane a detta di molti, oggi ex sostenitori, l’unica scelta possibile per lasciar respirare un Paese massacrato dal cemento e dall’incuria, la cui situazione è palesemente peggiorata a causa dell’inconsistenza e dell’incompetenza di improvvisati personaggi, spesso alle prime armi, la cui unica utilità è stata la mietitura dei consensi. Sfruttati e buttati, insomma, per consentire a chi, da dietro le quinte, ne ha sempre guidato abilmente le mosse. Un teatro di marionette sempre più triste. Intanto un provvidenziale seppuku da parte dei vertici sembra un’opzione sempre meno lontana. Se harakiri dev’essere, ordunque, che lo si faccia in fretta. Antò, fa caldo.