Un nuovo «interruttore» per «pensionare» le cellule anzi tempo, evitandone la replicazione incontrollata come accade nel cancro, è stato scoperto dal Gruppo di Biologia cellulare del Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Genome Biology, del gruppo editoriale Springer-Nature. A renderlo noto è stato l’ateneo friulano.
«Acquisire conoscenze sulla regolazione epigenetica della senescenza è fondamentale per poter sviluppare promettenti approcci terapeutici destinati a colpire malattie come il cancro o patologie legate all’età», ha spiegato Claudio Brancolini, coordinatore del Gruppo di ricerca, ricordando il contributo dato allo studio dagli scienziati dell’Università La Sapienza di Roma e il sostegno di Sarcoma Foundation of America e del progetto Epic Interreg Italia-Austria.
Precisando poi «Attraverso questo lavoro abbiamo dunque individuato un nuovo regolatore epigenetico, oltre a quelli che già erano noti da tempo, e che risponde al nome di HDAC4, responsabile per la ri-organizzazione del genoma nella cellula senescente».
Utilizzando tecniche di modificazione del genoma, conosciute come CRISPR-Cas9 (Premio Nobel 2020) ed eseguendo mappature epigenomiche, il team ha dimostrato che «proprio la proteina HDAC4 viene degradata durante la senescenza e questo permette» l’attivazione di particolari regioni del genoma, definite enhancer e super-enhancer, che funzionano come direttori d’orchestra per attivare il programma di senescenza.
Continuando «E se è vero che si tratta di una condizione fisiologica legata in parte all’avanzare dell’età la ‘senescenza cellulare’ è anche un vero e proprio salva-vita: di fronte a mutazioni del DNA, capaci per esempio di provocare malattie come il cancro, il fatto di mandare una cellula in arresto proliferativo anzi tempo, interrompendone il ciclo vitale, consente di scongiurarne la proliferazione incontrollata permettendo così all’organismo di difendersi con efficacia da attacchi potenzialmente mortali».
Precisando «spegnere questo regolatore epigenetico permette alla cellula di invecchiare mettendo fine al ciclo vitale e alla sua capacità di replicazione».
«Fino a questo momento si pensava che questo processo fosse soltanto un meccanismo di allarme, per spronare il sistema immunitario a riconoscere le cellule invecchiate e ad eliminarle così da promuoverne il ricambio. Oggi sappiamo che, oltre a questo, c’è soprattutto la necessità di mantenere la cellula il più possibile integra ed in buona salute bloccando così l’accumularsi di alterazioni che alla lunga sono responsabili del cancro» ha commentato Eros Di Giorgio, ricercatore Airc.