CAIVANO – Lo avevo detto, lo avevo scritto e forse anche contro ogni aspettativa temporale, in soli sette mesi si sta verificando ciò che è accaduto dopo tre anni e da tre anni ad Afragola con l’ex Sindaco Claudio Grillo.
Il documento registrato stamattina dai cinque consiglieri di maggioranza, dove si chiede nei fatti un azzeramento di giunta è la dimostrazione del fallimento del Sindaco e del suo zoccolo duro che pur di vincere alle scorse elezioni hanno creato una coalizione troppo eterogenea. In poche mosse il gruppo che da sempre è considerato la Cenerentola della maggioranza è riuscito a ingrossare i suoi ranghi e a dimostrare che in questa maggioranza oltre PD e Italia Viva non si è mai tenuto in considerazione delle idee degli altri.
Il Sindaco dal canto suo con le dichiarazioni rilasciate alla stampa locale – dove mentendo sapendo di mentire informava la cittadinanza di aver fatto rientrare la crisi con Italia Viva dimenticandosi di dover essere onesto intellettualmente e far capire anche cosa covava sotto la cenere e come avrebbe gestito la situazione – ha già ampiamente dimostrato di essere “ostaggio” del suo zoccolo duro e che non può uscire al di fuori del perimetro di chi lo ha scelto, complice anche il fatto di aver preso meno voti delle liste.
Il primo cittadino dimostra inoltre di essere molto attaccato alla fascia perché convinto che con incontri bilaterali, adottando lo stesso modus operandi praticato da chi lo sostiene, riesce a risolvere anche il problema nato stamattina con la richiesta di “Noi Campani” & C. e quindi la strada che sta pensando di percorrere può essere la seguente: mantenendo al proprio posto l’Assessore Pasquale Mennillo – e qui, siccome dimissionario gli dovrebbe rinnovare le deleghe con un nuovo decreto e non semplicemente respingere le dimissioni come vuol far credere ai più profani – porterà all’attenzione della maggioranza un bozza di bilancio, piena zeppa di opere mastodontiche e servizi all’avanguardia, con la speranza che i dissidenti della maggioranza capiscano il bluff e si limiteranno ad accettare la richiesta di votare il bilancio, se no la fascia tricolore si venderebbe il voto contrario come un affronto al progresso e al bene della città, illustrando ai concittadini tutte le grandi opere bocciate dai dissidenti.
Un film già visto, quindi cerchiamo di anticipare le mosse, in maniera tale che almeno i nostri lettori sappiano fino in fondo, quanto la classe dirigente caivanese sia più attenta ai tatticismi e ai propri interessi che alle esigenze di una grossa fetta di elettorato rappresentata oggi dai cinque consiglieri dissidenti.
Emblematico e grave, oltre quelli già elaborati da Minformo di Giovanna Palmiero, è un passaggio che si legge nel documento del Consigliere Raffaele Del Gaudio dove dichiara la fuoriuscita da “Orgoglio Campano” gruppo coordinato dal nipote del Sindaco Falco. Ad un certo punto del documento si legge: “considerata la inadeguatezza dell’azione politico-amministrativa dell’Amministrazione comunale rispetto alle reali, gravi necessità della città protesa solo alla privatizzazione dei servizi essenziali del paese, e tenuto conto altresì del mancato rispetto delle linee programmatiche sottoscritte nella competizione elettorale…”.
Privatizzazione dei servizi essenziali del paese? Senza dubbio questo passaggio del Consigliere Del Gaudio fa riferimento ad un’indiscrezione già in nostro possesso dove il Sindaco sarebbe fortemente orientato ad affidare la gestione delle risorse idriche ad una società privata attraverso un bando di gara pubblico. Sperando solo che al bando non partecipi anche l’Azienda “Acqua Bene Comune Azienda Speciale” ditta partecipata del Comune di Napoli, dove, guarda caso, i più informati fanno sapere che all’interno di questa azienda ha lavorato il fratello del Sindaco Donato, oggi in pensione e rimpiazzato, direttamente o indirettamente, dal figlio, l’attuale Consigliere Marcantonio Falco, nipote del Sindaco.
“Le Mani sulla Città” dovrebbe essere intitolato il film della familistica amministrazione Falco e ricordato come il Sindaco che privatizzò l’acqua a Caivano, logicamente se tutto questo gli verrà concesso. Quindi al di là delle dichiarazioni di rito scritte sui vari Comunicati Stampa di Italia Viva, dove si dipingeva la Consigliera Giovanna Palmiero come un personaggio politico famelico, questa è la visione che PD, Italia Viva e il Sindaco vogliono offrire alla città e che a tutto questo, per fortuna, c’è una parte di maggioranza che si oppone e lo si legge a chiare lettere sia dal documento redatto da Raffaele Del Gaudio che da quello di Giovanna Palmiero, dove insistentemente si parla di interessi propri anteposti a quelli collettivi.
Ovviamente il solco oramai è tracciato, la crisi non la si può più nascondere come la polvere sotto il tappeto. I problemi vanno affrontati e se il Sindaco fosse realmente libero di fare le proprie mosse, a questo punto, non ci sarebbe neanche bisogno di dimettersi per accontentare i dissidenti e ristabilire l’equilibrio dovuto dal nuovo assetto politico. L’autorevolezza del primo cittadino sarebbe semplicemente scaturita dal ritiro delle deleghe con successivi incontri bilaterali e ridistribuzione delle stesse.
Per il primo cittadino questa rappresenterebbe anche l’opportunità per dimostrare di aver imparato dai propri errori e rifarsi una volta e per sempre al manuale Cencelli, ritirare anche le deleghe a M5S e Articolo1, lasciare invariato il PD, riconoscere l’Assessore a “Italia Viva” che nel frattempo dovrebbe far dimettere il proprio Presidente del Consiglio dalla carica e riconoscere un assessore ad Orgoglio Campano. A Noi Campani, se si costituisse in un gruppo a 5, riconoscergli due assessori più il Presidente del Consiglio. Questo vorrebbe dire ristabilire gli equilibri giusti al nuovo assetto politico e assicurarsi realmente la rappresentatività nell’esecutivo e riuscire anche a superare lo scoglio del Bilancio.
In maniera contraria, se lo zoccolo duro del Sindaco, dovesse posizionarsi di traverso rispetto alle sue decisioni e tutto questo non venisse attuato, il primo cittadino dimostrerebbe di essere succube e “ostaggio” dei suoi e ai dissidenti non resterebbe altro che staccare la spina ad una fallimentare esperienza politico amministrativa.