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Napoli

GdF, Napoli. Scoperta fabbrica del falso: tutti i dettagli

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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha scoperto, nel quartiere Stella rione Sanità, una vera e propria “fabbrica del falso” sequestrando più di 7000 articoli contraffatti o privi di marchio e 100
macchinari e strumenti di produzione industriale.

In particolare, i “Baschi Verdi” del Gruppo Pronto Impiego hanno notato trasferimenti sospetti di merci e fermato alcuni individui che uscivano, circospetti, da un edificio. La successiva ispezione dell’appartamento all’interno dello stabile e di un locale nelle vicinanze ha portato alla scoperta di un opificio clandestino destinato alla produzione di capi contraffatti, attrezzato con macchinari altamente specializzati, utilizzati per la produzione in serie della merce contraffatta, e materiale utile all’assemblaggio e al
confezionamento della stessa.

Tutti i capi d’abbigliamento sequestrati, principalmente etichette e modelli di borse recanti noti marchi contraffatti (“Gucci”, “Louis Vuitton”,
“Fendi”, Armani”), erano ammucchiati alla rinfusa e in scarse condizioni igieniche, e quindi potenzialmente pericolosi per la salute dei futuri acquirenti, in quanto sprovvisti di validi certificati di conformità.

Tra i macchinari sottoposti a sequestro, infatti, vi era anche una stampante laser professionale adibita riprodurre falsi certificati di conformità delle borse da commercializzare.

Denunciati 4 responsabili, tutti napoletani, per contraffazione e ricettazione. L’operazione rientra nell’ambito della costante azione di contrasto della
contraffazione da parte delle Fiamme Gialle partenopee a difesa non solo del Made in Italy e della sicurezza dei prodotti, ma anche degli imprenditori onesti e dei consumatori.

Cronaca

Truffe ad anziani in tutto il Sud Italia, sgominata la centrale dei “finti carabinieri”

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Maxi operazione dei Carabinieri nel cuore di Napoli, dove i militari del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi partenopei, hanno sgominato una ‘centrale delle truffe’, con base operativa nei pressi di Porta San Gennaro, ma che operava in tutto il Sud Italia.

L’operazione è stata avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria grazie a una segnalazione su una truffa avvenuta lo scorso maggio a San Giorgio Morgeto, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria. Nei guai due pregiudicati che, utilizzando l’ormai consueto metodo del ‘falso carabiniere’, avevano raggirato un’anziana signora, invalida al 100%, convincendola a consegnare tutti i gioielli che custodiva in casa.

Per persuaderla, avevano inscenato un falso incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto il nipote, e avevano richiesto una finta cauzione per evitare l’arresto del giovane. Spaventata e preoccupata per il nipote, la donna ha ceduto i suoi preziosi, ricordi di una vita, per un valore stimato superiore ai 40mila euro.

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Cronaca

Droga e telefonini in carcere, beccati i corrieri

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Stamane è in corso un’operazione della Polizia a Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale partenopeo, su richiesta dalla Procura. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. I reati scoperti sono aggravati dal metodo mafioso.

Lo scorso settembre il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha tenuto una conferenza stampa in seguito al blitz contro i clan casertani. “I detenuti continuano a comunicare dal carcere, a mandare video di feste e compleanni, riescono a comunicare tra di loro e quando ho proposto di comprare i jammer almeno nelle carceri di alta sicurezza, non sono stato ascoltato, mi hanno detto che fanno male alla salute“. Gli jammer sono inibitori di segnale che costano ognuno 60mila euro.

Mi è stato detto – ha aggiunto il magistrato calabrese – che la penitenziaria deve comunicare con il telefonino, mi risulta invece che c’è un telefono con il filo per chiamare i superiori e gli uffici. Non avendo preso provvedimento seri, per ora vengono usati in alcune carceri l’inibizione dei droni anche se poi nella realtà sono già stati usate anche delle contromisure per inibire gli inibitori di droni“.

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Cronaca

“Renà non mi lasciare”, le ultime parole di Arcangelo Correra

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Prima di perdere i sensi avrebbe detto “Renà non mi lasciare”, Arcangelo Correra, il 18enne morto sabato scorso in ospedale dopo essere stato ferito a morte alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Renato Caiafa di 18 anni che, a suo dire, stava maneggiando una pistola trovata poco prima sulla ruota di una macchina parcheggiata.
Il giovane ha voluto riferire la circostanza stamattina nel corso dell’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli (pm Capasso) e notificato dalla Polizia di Stato; fermo che poco fa il gip non ha convalidato disponendo comunque la detenzione in carcere per l’indagato.

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