L’online sta affossando i negozi. Infatti, sono circa 70 mila in Italia, le attività commerciali che rischiano di chiudere per la crescita esponenziale delle vendite sul web, di pari passo con la crisi dei consumi provocata da questa pandemia. A rischio soprattutto le 35 mila attività nei centri commerciali, come afferma Confesercenti, che chiede anche che i centri commerciali, vengano inseriti nel piano delle riaperture.
Pertanto, l’espansione del commercio elettronico, ha segnato una decisa accelerazione a partire dallo scorso ottobre, quando le misure adottate per contrastare la seconda e poi la terza ondata di contagio, hanno piegato verso il basso le vendite nei canali tradizionali. Come precisa un’analisi di Confesercenti, “di fatto, le misure di restrizione, per le modalità con cui continuano a essere attuate, stanno determinando una strutturale e non governata redistribuzione delle quote di vendita verso il canale on-line”. “A rischio sono soprattutto le 35 mila attività collocate dentro i centri e gallerie commerciali. L’obbligo di chiusura nel fine settimana, che rappresenta il 40% delle vendite di queste attività, è un cataclisma sul comparto. Un divieto che ignora gli alti standard di sicurezza, dall’areazione al controllo degli ingressi, disposti da centri e gallerie e che genera una perdita di almeno 1,5 miliardi di euro per ogni weekend, in buona parte a vantaggio del canale di distribuzione online“.