«Tutte le dosi del vaccino di AstraZeneca rimarranno in Europa fino a quando la società non onorerà i suoi impegni»: a confermare il blocco dell’export è il commissario Ue per il mercato interno, Thierry Breton.
Ma intanto l’Unione Europea e l’Italia non riescono a far decollare le campagne vaccinali per carenza di dosi.
La soluzione, che però comporta tempi lunghi, sarà quella della produzione interna, come ha sottolineato anche il premier Mario Draghi: «non si uscirà dallo stallo con il bocco dell’export», è il ragionamento del presidente del consiglio, anche se il blocco è pienamente condiviso da tutti i membri dell’Unione Europea.
Draghi ha anche spiegato che Bruxelles con il nuovo regolamento ha allargato «la rete in cui possono cadere le società che esportano: prima l’unico requisito per lo stop era il mancato rispetto del contratto da parte della società ma ora la commissione ha allargato il criterio, introducendo le parole proporzionalità e reciprocità».
Quindi se le fiale sono destinate verso un Paese che ha alta quota di vaccinati possono essere bloccate. Draghi ha però escluso di arrivare a una serrata totale verso il Regno Unito perché si innescherebbe «una tensione politica alla quale non dobbiamo assolutamente arrivare».
Il blocco, puntualizza il premier, agisce sulle aziende anche perché c’è il sospetto che «qualche azienda si sia venduta gli stessi vaccini due o tre volte».
L’allusione è con evidenza rivolta ad AstraZeneca, anche se la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha risolto il giallo delle 29 milioni di dosi stoccate nello stabilimento di Anagni.
«AstraZeneca ha chiarito che dei 29 mln di dosi di vaccino anti Covid individuate nei magazzini della Catalent di Anagni, 13 milioni erano per Covax e 16 milioni per gli Stati membri della Ue. La sostanza che è stata utilizzata per il fill and finish nello stabilimento italiano viene dalla Corea del Sud e dalla Cina: è il modo usuale per produrre i vaccini per Covax» ha confermato la von der Leyen.