Dopo una lunga ed estenuante attività d’indagine, i finanzieri della Compagnia di Ancona, hanno individuato un’organizzazione criminale dedita all’illecito arricchimento derivante dall’evasione fiscale e contributiva, che aveva come centro d’interessi il settore della cantieristica navale nel porto di Ancona.
Il bilancio della vasta operazione è di trenta persone denunciate per frode fiscale, riciclaggio e auto-riciclaggio. Nei confronti di cinque dei quattordici imprenditori coinvolti, il Pubblico Ministero ha già esercitato l’azione penale, mentre nei confronti delle restanti persone denunciate è stata già fissata la data dell’udienza preliminare.
Le investigazioni hanno permesso di individuare ben 153 lavoratori irregolari per i quali sono stati omessi il versamento dei contributi e delle ritenute Irpef e ben 131 milioni di euro di fatture false con la conseguente evasione dell’Iva per 28 milioni di euro, con 66 milioni di euro di base imponibile segnalata per il recupero a tassazione.
Grazie ai successivi riscontri analitici è stato possibile individuare un redditizio sistema illecito ben architettato a tavolino. Quest’ultimo era incentrato su un Consorzio avente sede nella provincia di Ancona, che era in grado normalmente l’offerta più vantaggiosa, a seguito delle richieste di preventivo che la Fincantieri, di volta in volta, richiedeva a diverse imprese. Sette delle aziende consorziate, ubicate in Abruzzo, Marche, Campania e Toscana, sono risultate però, essere state amministrate da prestanome e prive di una struttura operativa, organizzativa e finanziaria, dunque mere cartiere. Le stesse procedevano all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, per importi pari a 131 milioni di euro nel corso di quattro anni, che venivano poi utilizzate da altre dodici società consorziate, che riuscivano a maturare illecitamente crediti IVA inesistenti, poi utilizzati per le compensazioni con altre imposte.