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Scoperta una nuova variante del Coronavirus: secondo gli esperti è una mutazione preoccupante

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E’ stata scoperta nel Regno Unito e si chiama B.1.525 la nuova variante di Coronavirus che preoccupa fortemente gli esperti.

In Gran Bretagna e in altri Paesi sono stati segnalati diversi casi di una nuova variante del coronavirus SARS-CoV-2 caratterizzata da mutazioni che preoccupano gli scienziati.

Chiamata B.1.525, è stata identificata per la prima volta a dicembre dello scorso anno in Inghilterra e in Nigeria, ma a da allora sono già una decina i Paesi in cui è stata rilevata (tra i quali Australia, Danimarca, Francia, Canada, Spagna, Ghana, Belgio e Stati Uniti d’America).

Grazie al lavoro di sequenziamento genomico condotto dall’Università di Edimburgo sui dati caricati nella banca GISAID, ad oggi risultano essere 32 i pazienti COVID infettati dal nuovo lignaggio nel Regno Unito e 35 in Danimarca.

Gli scienziati ne stanno studiando alacremente le caratteristiche per definirne rischi e diffusione.

Sulla base delle prime informazioni, le mutazioni individuate sono trasversali tra quelle osservate nella ben nota variante inglese e in quelle brasiliana e sudafricana.

Nel rapporto stilato dagli scienziati del “Rambaut Group” dell’ateneo scozzese viene indicato che la variante B.1.525 presenta delezioni affini alla variante inglese e mutazioni nelle posizioni E484K, Q677H e F888L. Quella che preoccupa di più è la E484K, rilevata anche nelle varianti sudafricana e brasiliana.

Tale alterazione, infatti, impatta in modo significativo sulla struttura della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2, ovvero del “grimaldello biologico” che il patogeno sfrutta per legarsi al recettore ACE-2 sulle cellule umane, rompere la parete cellulare e avviare l’invasione (che determina replicazione e infezione, chiamata COVID-19).

Si tratta di una mutazione che modifica la chiave d’accesso alle nostre cellule, pertanto, come dimostrato da diversi studi, ha una certa capacità di eludere gli anticorpi. Sia quelli prodotti da un’infezione naturale da SARS-CoV-2 precedente che quelli determinati dai vaccini, attenuandone così l’efficacia.

Tra gli esempi significativi vi è il boom di reinfezioni registrate nella città brasiliana di Manaus, che era stata già duramente colpita dalla prima ondata (tanto che si pensava fosse stata addirittura raggiunta l’immunità di gregge nella comunità), così come i dati sperimentali sui vaccini anti COVID di Novavax e Johnson & Johnson: nel primo caso è stata dimostrata un’efficacia generale dell’89,3 percento ma solo 49,4 percento in Sudafrica; nel secondo un’efficacia complessiva del 66 percento e del 57 percento in Sudafrica.

Al momento non è ancora ancora chiaro quanto questa nuova variante si diffonderà, ma è evidente che il virus, come specificato dal professor Jonathan Stoyer dell’autorevole Francis Crick Institute, sotto pressione selettiva stia iniziando a mutare con caratteristiche “che gli danno la capacità di sfuggire alle risposte immunitarie”.

 

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