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ARZANO. Rigettato l’appello al Sequestro dell’immobile utilizzato da Amazon. Abbaglio degli inquirenti?

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ARZANO – Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha rigettato l’appello del Pubblico Ministero Giovanni Corona sulla vicenda relativa al sequestro dell’immobile utilizzato da Amazon ad Arzano.

La sentenza risale al 20/10/2020 e nella narrativa proscioglie dalle accuse di abuso d’ufficio l’arch. Napolitano Giovanni, dirigente dell’aerea tecnica del Comune di Arzano, dalle accuse di illegittimità del permesso a costruire del capannone e di falso ideologico per falsa attestazione a carico dell’ing. Napolitano Francesco.

La vicenda è stata una di quelle richiamate nella relazione prefettizia relativa al terzo scioglimento per ingerenze della criminalità organizzata del Comune di Arzano e nasce da un permesso a costruire ottenuto attraverso il silenzio – assenso.

Premesso che il permesso a costruire rilasciato alla proprietà risale al 2007, il dirigente Napolitano Giovanni è stato accusato di abuso di ufficio per aver preso atto della formazione del silenzio – assenso prima del suo arrivo al Comune, per inerzia dell’ufficio, e per aver elevato una sanzione amministrativa a causa del ritardato pagamento degli oneri concessori.

Il 10 luglio 2020, sulla base delle dichiarazioni di Giuseppe Barra e di Gennaro D’auria, due dipendenti del Comune di Arzano, il PM Giovanni Corona emetteva un atto di sequestro preventivo del capannone e già nel primo ricorso il GIP del Tribunale di Napoli Nord lo rigettava.

Il PM Giovanni Corona proponeva appello al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che lo ha respinto, spiegando nella motivazione, di ritenere legittimo il permesso a costruire, corretto il comportamento professionale dell’arch. Napolitano e autentica l’attestazione antisismica firmata dall’ing. Napolitano F.

Anche questa è una delle strane vicende che hanno “impressionato” la Commissione Prefettizia che ha scritto la relazione sulla base della quale il Comune è stato commissariato.

Infatti, ci si chiede come mai il dipendente responsabile del servizio manutenzione, Giuseppe Barra, viene chiamato a dichiarare nell’ambito di un sequestro per un permesso a costruire?

Come mai il PM Giovanni Corona lo definisce “caposettore” dell’ufficio tecnico, visto che è impiegato sui lavori pubblici e sulla manutenzione?

Come poteva essere informato, Giuseppe Barra, del fatto che c’erano “tecnici interessati al capannone in questione che chiedevano di parlare con il Napolitano”?

La sentenza chiarisce un’altra brutta storia, forse tirata fuori dal niente!

Leggi qui la sentenza Immobile Amazon

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